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Dana, la «goccia fredda» dell’alluvione di Valencia e gli alert in ritardo: «Ora i negazionisti del clima capiranno»

dana goccia fredda alluvione valencia 1
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Il fenomeno si chiama "depressione isolata ad alta quota". Dipende dall'aumento della temperatura del Mediterraneo. E se ne può ridurre l'intensità tagliando i gas serra. Ma nella regione l'allarme è scattato in ritardo. A causa dei negazionisti?

La sigla Dana in spagnolo significa deprésion aislada en niveles altos. Ma gli scienziati la chiamano anche gota frìa, ovvero goccia fredda. È il fenomeno atmosferico estremo responsabile dell’alluvione che a Valencia in Andalusia ha causato 95 morti e 120 mila sfollati. Si può definire come una depressione isolata nei livelli alti ed è tipica della Spagna e del Mediterraneo occidentale. Generalmente si stacca dal normale flusso che viene dall’oceano Atlantico e genera zone in quota con una temperatura molto bassa. Quando ci sono alte temperature in superficie può provocare fenomeni convettivi come le precipitazioni di questi giorni. Che non si registravano da decenni. Il cambiamento climatico ne è in parte responsabile. Mentre il fenomeno è simile al ciclone Boris delle alluvioni in Emilia-Romagna. Mentre le depressioni che hanno colpito l’Italia nel 2023 e nel 2024 sono di natura diversa.

La “depressione isolata ad alta quota”

Il termine Dana è stato adottato in omaggio al meteorologo spagnolo Francisco Garcia Dana, morto nel 1984. L’aria circola secondo correnti non sempre parallele e da ovest verso est. Quando una massa di aria fredda si stacca dalla corrente va verso sud, creando una regione di bassa pressione isolata. Ovvero la depressione isolata ad alta quota. A quel punto la Dana crea una propria circolazione d’aria e lo scontro tra aria calda e fredda crea una nube che genera temporali autorigenerandosi. È particolarmente pericolosa nei mesi estivi e autunnali, quando le temperature superficiali dei mari sono elevate e l’evaporazione è maggiore perché le nubi che si formano contengono più acqua. E il cambiamento climatico cosa c’entra? Lo spiega al Corriere della Sera Enrico Scoccimarro, seniore scientist del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici.

Il cambiamento climatico

L’intensità del fenomeno spagnolo è in linea con i modelli di simulazione del clima negli scenari futuri, che variano a seconda di quanto verranno «tagliate» le emissioni di gas serra. «Noi scienziati ci aspettiamo sia un aumento delle temperature superficiali, e quindi dell’energia a disposizione del sistema, sia un aumento della quantità di acqua che può rimanere immagazzinata nella colonna atmosferica, e che si rende disponibile quando si scatenano eventi estremi di questo tipo». Il Mediterraneo più caldo favorisce questi fenomeni: «Oltre al fattore scatenante, in questo caso la “goccia fredda”, sono necessarie altre condizioni favorevoli, come un quantitativo di vapor d’acqua sufficientemente alto, facilitato anche dalle alte temperature dei mari circostanti».

Il rischio in Italia

Scoccimarro spiega che alla base di questi eventi «ci ci sono le stesse variabili — alta disponibilità di acqua in atmosfera legata ad alta temperatura dei mari, ecc. — e in entrambi i casi sono coerenti con gli scenari di aumento della temperatura globale». Si tratta però di un processo reversibile: «Dipenderà dal taglio delle emissioni di gas serra nei prossimi decenni, se questo processo potrà essere bloccato o ridotto. Siamo ancora in tempo, ma è necessario implementare rapidamente ciò che gli scienziati, negli ultimi vent’anni, hanno chiaramente definito come necessario per invertire o bloccare la tendenza. Abbiamo speso tante energie, tempo e denaro per definire in che misura il cambiamento climatico si traduce in un aumento delle condizioni estreme sul nostro pianeta e quanto questo può cambiare in diversi scenari futuri».

Il Mediterraneo sempre più caldo

Carlo Buontempo, direttore del Climate Change Service di Copernicus, il programma della Ue per l’osservazione della Terra, dice a Repubblica che il 2024 sarà l’anno più caldo di sempre: «Ci vorrebbe un miracolo a novembre e dicembre perché l’anno in corso non batta il record del 2023». nei fenomeni come la Dana «il Mediterraneo più caldo ha certamente un ruolo. Lo ha avuto perfino nelle inondazioni di qualche settimana fa in Repubblica Ceca e Polonia: in quel caso una zona di bassa pressione ha risalito l’Adriatico e ha portato precipitazioni molto intense sull’Est europeo».

Anche se questi fenomeni hanno colpito anche in passato «ora c’è una energia aggiuntiva, dovuta proprio all’innalzamento delle temperature. E ci possiamo aspettare una ulteriore intensificazione di questi eventi estremi. Naturalmente, non tutti: le ondate di freddo diverranno meno probabili e le nevicate in molte parti d’Europa saranno solo un ricordo. Però l’intensità delle precipitazioni estreme tenderà a crescere. Nelle scorse ore in Spagna alcune stazioni meteo hanno riportato quasi 400 millimetri di pioggia in 4 ore. Impossibile quasi da concepire».

Cosa è successo a Valencia

A Valencia per 11 ore non ci sono stati allarmi. Gli alert sui telefonini sono partiti alle 8 della sera di martedì 29 ottobre. Il presidente della Generalitat, Carlos Mazón (Pp) a metà giornata aveva scritto su X un messaggio in cui assicurava: «Alle 18 sarà tutto finito». Poi lo ha cancellato. «Tra la popolazione sta crescendo l’indignazione», racconta al Messaggero Juan, un impiegato di Valencia – a prescindere dalle posizioni politiche. Nessuno riesce a capire come mai non sia stato data l’allerta per tempo. Voi in Italia avete esperienza di questo tipo di fenomeni e quando c’è l’allerta rossa non si fa finta di nulla solo perché non si crede nel cambiamento climatico. Qui invece questo è avvenuto. E Vox è stata fortunata perché è uscita dalla maggioranza in luglio, così oggi tutti se le prendono con Mazón».

Il negazionismo climatico in Spagna

Giuseppe Grezzi, originario della Basilicata, che da venticinque anni vive a Valencia, dice che «hanno aspettato a dare l’allarme, hanno fatto finta di nulla. Molte morti potevano essere evitate. C’è chi ha perso la vita dentro le automobili. Tutto questo è avvenuto perché l’ideologia del negazionismo del cambiamento climatico ha prevalso sul buon senso». Il portavoce del Comitato di Crisi del governo spagnolo Angel Victor Torres (ministro delle Pubbliche amministrazioni) ha detto: «C’è stato un intervallo di sette ore e mezza tra il momento in cui l’Agenzia meteorologica statale ha dichiarato l’allerta rossa per l’area di Valencia, alle 7.31 di martedì scorso, e la prima dichiarazione di allerta di livello 2 della Comunità valenciana, alle 15 dello stesso giorno. Alle 19.17 ha esteso il livello di allerta 2 a tutta la provincia. Alle 20.36 è arrivata alla Difesa la prima richiesta di intervento da Valencia».

Le prove sotto casa

La scrittrice Alicia Giménez-Bartlett ricorda con La Stampa l’alluvione del 1957 a Valencia: «Era l’anno della cosiddetta “Gran riada de Valencia”, quando il fiume Turia uscì dagli argini. Non è la prima volta che succedono cose così terribili, ma sembravano immagini lontane. Allora ci furono circa 300 morti e invece eccoci qui, di nuovo a contare le vittime. Sono veramente desolata, è una terra bellissima ma dove periodicamente i fiumi si ribellano». E c’è un problema di negazionismo: «Qui governano i popolari con Vox, un partito apertamente negazionista. Se non fosse una tragedia per tutti, sembrerebbe che la giustizia divina e la natura si stanno ribellando non soltanto alle opere dell’uomo ma anche a quelli che negano i cambiamenti climatici. Chi non vuole accettare le verità scientifiche adesso ha le prove sotto casa».

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