Dario Argento: «Ho portato io Halloween in Italia, adesso non riesco a fare lo spid»
Il regista maestro del cinema horror Dario Argento ha 84 anni. Oggi, vigilia di Halloween, rilascia un’intervista a Repubblica in cui racconta l’orrore della burocrazia digitale: «Non riesco a fare lo spid, il mio passaporto non ha chip, per fare la carta d’identità elettronica ci vogliono mesi. Stiamo cercando di venirne a capo con la mia segretaria». Ma ci tiene a far sapere che è stato lui a diffondere la festa statunitense in Italia: «Vivevo a Los Angeles, lavoravo alla postproduzione di un film, forse Trauma. Ero in un bell’albergo a Santa Monica. Erano i giorni di Halloween ma non sapevo cosa fosse. Vedo in strada ragazzi mascherati, gruppi che vanno nelle case a rompere Ie scatole, mi incuriosisco, chiedo al montatore, mi spiega della festa, le zucche, dolcetto o scherzetto, i demoni, i mostri, le streghe».
Dolcetto o scherzetto?
E così, racconta ad Arianna Finos, «tornato in Italia, ho pensato che fosse una cosa perfetta per il mio negozio, Profondo rosso. Ho scritto un paio di articoli su qualche giornale spiegando di Halloween, ho riempito il negozio di zucche e tutto l’armamentario. Nessuno lo faceva, prima, in Italia». A quel punto il negozio si è affollato: «Arrivavano famiglie, ragazzi. I giornali ne hanno parlato. La voce è passata e l’Halloween successivo il numero era triplicato, la fila bloccava la strada. Era diventato un rito, passare al negozio mascherati prima di andare alle feste. Io purtroppo dallo scorso anno non partecipo, perché mi sono preso la polmonite. Sono guarito, ma non posso rischiare quella montagna contagiosa di baci, abbracci, mani strette. Anche se mi mancano». Al dilemma dolcetto o scherzetto risponde così: «Sul set non ho mai amato scherzare, per girare un film serve rigore. Quanto ai dolci, non sono un mangione, mi piace la crema pasticcera».
Il film da vedere ad Halloween
Argento consiglia anche qualche film da vedere la notte di Halloween: «In cima alla lista c’è Halloween del mio amico John Carpenter, poi tanti altri. Ogni anno ci raduniamo con i “maestri” della serie tv Master of Horror , da Joe Dante a John Landis, ceniamo in un ristorante italiano, hamburger e panini, io non amo gli hamburger e sono celiaco. Però ci divertiamo. Discutiamo di cinema horror». Parla della trilogia delle tre madri: «All’inizio pensavo di fare solo un film, poi ho continuato, ispirandomi allo scrittore inglese Thomas de Quincey e alle tre mater. Ho approfondito e fatto ricerche, girato Paesi per capire come le streghe vengono raccontate. In Belgio, in Francia, molto in Svizzera, in Grecia. In Belgio c’è un grande culto della stregoneria. E ho cercato di incontrarne».
Gli incontri con le streghe
E ce l’ha fatta: «Ne ho incontrate tante, che si dicevano streghe. A Monaco una sera andammo a casa di una di loro, una bellissima donna, e del marito. Bicchiere dopo bicchiere iniziò a raccontare storie, incontri, esperienze sovrannaturali. Il marito s’era addormentato di sasso. Le chiesi “ma lui cosa dice nel sentirle fare questi racconti?”, lei sogghignò facendomi capire che era opera sua. Ricordo due streghe in Grecia, anziane, le voci stridule, le facce maligne. E tante altre, le loro case sepolte di libri sull’occultismo». Ma non ci crede: «Mi incuriosivano alcune di loro, orgogliose di essere streghe, a volte mi inquietavano. Ma ho sempre percepito qualcosa di falso, anche se molte erano convinte sinceramente di esserlo».
Il nuovo progetto
Ora ha anche un nuovo progetto: «Mi ha contattato una produttrice americana. Ma io ho un progetto francese che ho dovuto rimandare quando sono caduto in casa, rompendomi il femore. Dopo una pausa lunga ci devi rimettere le mani parecchio, entrare nello spirito. Ma sono quasi pronto a girare». Anticipa che «è un ritorno all’horror, terribilmente angoscioso. Magari l’anno prossimo ad Halloween ci diamo appuntamento. Mica penserete che abbia smesso di farvi paura?».