Musk e il piano economico di Trump: «Comporterà sacrifici per gli americani». E Donald ha pronta per lui una poltrona nel governo
Se Donald Trump diventasse presidente, cosa ne sarebbe dell’economia americana? La parola chiave è una: austerity. Una visione che il tycoon ha fatto trasparire in controluce dai palchi dei suoi rally. E che il suo più fermo (e ricco) sostenitore, Elon Musk, ha invece apertamente anticipato. Nel suo flusso di tweet e risposte sul suo social X, l’imprenditore ha confermato le stime di un utente che sosteneva l’inevitabilità, se dovesse vincere Tump, di una «grave reazione iniziale dell’economia». Una sicurezza che lo stesso Musk aveva anticipato a voce in una telefonata con l’American PAC, il suo comitato politico pro-Trump.
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L’austerity trumpiana
La conferma delle previsioni dell’utente si è limitata a tre semplici parole: «Mi sembra corretto». un’espressione che, accostata al contenuto del tweet, ha fatto storcere il naso non poco a tutti coloro che si sono investiti nelle ultime settimane dal convinto trumpismo di Elon Musk. L’utente @FisherKing64 sosteneva che il rispetto delle promesse elettorali del tycoon – deportazioni di massa, riduzione del deficit e imposizione di dazi – avrebbe portato inevitabilmente con sé «il crollo dei mercati». Una situazione di crisi data da «un’economia sostenuta dal debito, che genera bolle di asset, e da salari artificialmente soppressi». Ma la crisi sarebbe momentanea: «Quando la tempesta passerà e tutti si renderanno conto che siamo su basi più solide, ci sarà una rapida ripresa verso un’economia più sana e sostenibile». Insomma, un austerity ora per un boom domani. Più facile a dirsi che a farsi.
Altre anticipazioni di Musk
Elon Musk aveva fornito più dettagli in una Telephone Town Hall organizzata dal suo American PAC. «Dobbiamo ridurre le spese per vivere all’interno delle nostre possibilità e dei nostri mezzi», aveva detto in una telefonata. «E questo comporta necessariamente qualche difficoltà temporanea, ma garantirà una prosperità a lungo termine». Tra i tagli secondo lui più facili da fare ci sono le spese governative, visti «gli ingenti sprechi del governo Biden».
Musk braccio destro di Trump?
Ma in tutto questo, Elon Musk cosa c’entra? È probabile che questa risposta, così come le migliaia di altre interazioni con utenti a sostegno di Donald Trump, non siano solo parte di un suo “personalissimo” attivismo politico. Il sostegno dell’imprenditore al candidato repubblicano ha radici ben fondate. Non solo nel suo opportunismo economico: più volte lui stesso ha confermato – non si sa su quali basi – che la presidenza Trump farebbe «una grande differenza per l’umanità nel raggiungere Marte e rendere la vita multiplanetaria». Ma anche in un vero e proprio interesse politico. Non è stata taciuta la volontà di Trump di nominare Elon Musk a capo di un nuovo ministero, il Dipartimento per l’efficienza del governo. L’obiettivo nella mente del tycoon sarebbe affidare nelle mani dell’imprenditore una strategia di profondi tagli dei costi di governo e programmi pubblici. Con un’esplicita richiesta: «Fai risparmiare Washington come hai fatto risparmiare Twitter». Curiosamente, ma neanche troppo, in inglese il nuovo ministero prenderebbe il nome di Department of government efficiency. Acronimo: Doge. Guarda caso il nome della criptovaluta preferita da Elon Musk.