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Femminicidio della 13enne Aurora, il fidanzato si dichiara innocente davanti al Gip. Ma resta in carcere

31 Ottobre 2024 - 17:52 Ygnazia Cigna
aurora tila piacenza omicidio caduta balcone ringhiera
aurora tila piacenza omicidio caduta balcone ringhiera
Tre testimoni, che non si conoscono tra loro, hanno riferito di aver visto il giovane spingere la ragazza oltre la ringhiera

Il 15enne accusato del femminicidio della 13enne Aurora, sua fidanzata, non ha ammesso alcuna responsabilità durante l’udienza di convalida del fermo svoltasi davanti al Gip del Tribunale dei minori di Bologna. Il tribunale ha confermato la misura cautelare in carcere per il 15enne, il quale non lascerà quindi il penitenziario. Il giovane M.S ha risposto alle domande senza avvalersi della facoltà di non rispondere, come confermato dal suo avvocato Ettore Maini. La Procura e i carabinieri accusano il ragazzo di aver spinto la ragazzina dal settimo piano del palazzo dove viveva a Piacenza.

I segni sulle mani e le testimonianze

Durante l’udienza, è emerso che il ragazzo possedeva un cacciavite di circa 15 centimetri, che si ritiene possa esser stato utilizzato per colpire Aurora nel tentativo di farle mollare la presa sulla ringhiera del balcone, quando la ragazza ha cercato di aggrapparsi per non cadere. Le perizie medico-legali sul corpo di Aurora hanno rivelato, infatti, segni sulle mani compatibili con questi colpi e le testimonianze di tre persone presenti al momento dell’incidente hanno contribuito a chiarire la dinamica dell’accaduto. Sono tre i testimoni che hanno assistito alla scena. Non si conoscono tra loro, ma hanno fornito versioni concordanti, descrivendo il momento in cui hanno visto il ragazzo spingere la ragazza oltre la ringhiera. Elementi che hanno portato gli investigatori a considerare il 15enne responsabile dell’accaduto, nonostante lui si dichiari innocente.

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