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Federico Tomasoni, il fidanzato di Matilde Lorenzi: «L’ho baciata fino all’ultimo battito del cuore»

federico tomasoni matilde lorenzi
federico tomasoni matilde lorenzi
Ha ancora le sue chiavi di casa: «Due giorni prima piangeva a dirotto. Diceva che aveva paura di perdermi»

Federico Tomasoni è il fidanzato di Matilde Lorenzi. La sciatrice è morta dopo una caduta sulla pista rossa Grawand n.1 in Val Senales. La causa del decesso è stata un’emorragia interna. Non ci sono responsabilità penali per il suo decesso. Mentre i genitori organizzeranno una raccolta fondi per la sicurezza sugli sci.
Tomasoni ha ancora le chiavi di casa della fidanzata: «Me le ha lasciate lei. Poi è salita su un pullman ed è partita per la Val Senales». E dice: «Due giorni prima piangeva, a dirotto. Mi ha parlato come se non ci dovessimo vedere mai più, mi diceva che aveva paura di perdermi. Le ho detto lo stesso ma l’ho rassicurata dicendole che non ci saremmo mai persi. Noi ci amavamo davvero».

Mati sugli sci

Nel colloquio con Caterina Stamin su La Stampa Tomasoni racconta come ci siamo conosciuti: «Ci siamo trovati allo stesso corso dell’Esercito a maggio, eravamo a Courmayeur. Abbiamo iniziato a frequentarci. È scattato qualcosa di incredibile. È stata la cosa più bella della mia vita, di quegli amori che non ti ricapitano». Si allenavano insieme: «Io sono specialista di ski cross, lei di sci alpino. Abbiamo fatto allenamento e preparazione atletica quest’estate. Siamo andati un mese in Argentina, ma in posti diversi e non ci siamo visti. Poi, due settimane fa, siamo andati a Ibiza insieme». Mati sugli sci era «un talento unico. Aveva l’ambizione dei campioni, ce l’aveva dentro: poteva diventare davvero forte perché dava tutto, come non avevo mai visto fare a nessuno prima di conoscerla. Dava motivazione anche a me, era uno stimolo. Insieme, parlavamo di Olimpiadi e Mondiali, sogni, ambizioni, medaglie».

L’incidente

Tomasoni racconta che è partito di corsa «quando ho capito che poteva essere più di un semplice incidente. Sono arrivato a Bolzano insieme alla madre, mentre il padre e la sorella erano già lì: un attimo dopo ci hanno detto che non ce l’avrebbe fatta. Stava lottando, ma non sarebbe andata avanti a lungo. L’ho baciata fino all’ultimo battito del cuore, l’ho salutata in camera mortuaria e non so ancora dove abbia trovato la forza per entrare. Forse me l’ha data lei». Più che una fatalità, la sua morte è stata «Un destino crudele. Voglio dire, un alpinista ogni giorno rischia di morire, ma uno sciatore fa tutto abbastanza in sicurezza: capita di rompersi le ossa, i legamenti e anche di picchiare la testa, ma il trauma cranico raramente ha complicato così tanto le cose».

Ci sarà per sempre

Matilde e Federico stavano progettando di andare a vivere insieme: «Lei è di Valgioie, in Piemonte, io abito a Castione della Presolana, in provincia di Bergamo. Vivevamo a distanza ma questo ci permetteva di passare tanto tempo insieme quando ci vedevamo. Poi, nelle ultime settimane, Mati aveva iniziato a dire che le sarebbe piaciuto venire a vivere su da me. Guardavamo i divani, ma non ne abbiamo mai parlato seriamente». Tornerà sulle piste: «Sicuramente lo farò, anche se sarà tosta. Devo ancora realizzare il fatto che Matilde non ci sia più. I prossimi mesi saranno durissimi: la rivedrò in casa, sulle piste, in ogni posto in cui andrò ci sarà Matilde. E ci sarà per sempre».

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