In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
ESTERIBombardamentiCessate il fuocoHamasHezbollahIsraeleLibanoMedio OrientePalestina

Medio Oriente, Hezbollah colpisce il nord di Israele: 5 morti civili. Beirut e Tel Aviv cercano un’intesa sul cessate il fuoco

31 Ottobre 2024 - 15:57 Ugo Milano
medio oriente israele libano hezbollah morti civili
medio oriente israele libano hezbollah morti civili
Hezbollah apre all'accordo in Libano, Hamas rifiuta una tregua breve nella striscia. Sullo sfondo Teheran medita un nuovo attacco contro lo Stato ebraico

Non cessa lo scambio di razzi sui cieli tra il nord di Israele e il sud del Libano. Nelle ultime ore, un attacco di Hezbollah ha colpito la città di Metula, nel distretto settentrionale dello Stato ebraico. Secondo il presidente del consiglio cittadino il conto dei morti ammonterebbe a cinque, a cui si aggiungono sei feriti: un civile, grave, e cinque militari dell’Idf. Si tratta dell’attacco più sanguinoso da parte dei miliziani libanesi da quando sono iniziate le operazioni di terra israeliane nel Paese dei cedri. Mentre Tel Aviv sta lavorando a un cessate il fuoco con il governo di Beirut, a cui sembra aver aperto anche Hezbollah, dalla Striscia di Gaza i nuovi vertici di Hamas hanno fatto sapere di aver rifiutato una proposta di tregua breve. Sull’orizzonte ancora non svanisce la tensione con Teheran.

Le vittime civili e gli attacchi sul Libano

Quattro delle vittime dell’attacco di Hezbollah nel nord di Israele sarebbero lavoratori thailandesi. A riportarlo è il quotidiano Haaretz. L’incidente è, infatti, avvenuto in una zona agricola nei pressi della città di Metula, dove l’esercito aveva permesso ai lavoratori di entrare nonostante si tratti tuttora di una zona militare chiusa. Uno solo sarebbe cittadino israeliano. Altri razzi della milizia filo-iraniana sono caduti nella zona di Kiryat Ata: ci sarebbero 2 feriti gravi.

Nel frattempo le operazioni israeliane in Libano non rallentano. Nelle ultime ore otto attacchi dell’Idf hanno colpito la città di Tiro, su cui l’esercito di Tel Aviv sta concentrando molte forze. Continuano anche gli scontri nella piana della città di Khiam, teatro per il terzo giorno consecutivo di scambi di proiettili tra militari israeliani e combattenti di Hezbollah nei pressi della linea di demarcazione. Nella parte est del Paese, alcuni bombardamenti dell’Idf hanno ucciso tre persone a Qusayr, area siriana vicina al confine con il Libano. A riferirlo l’Osservatorio per i diritti umani della Siria, ong britannica, che specifica che gli obiettivi colpiti delle bombe sarebbero stati «depositi di armi e carburante di Hezbollah».

Il fronte diplomatico con Hezbollah e Beirut

Dietro le quinte, Tel Aviv e Beirut si starebbero muovendo per tentare di trovare un punto comune e porre fine – almeno temporaneamente – agli attacchi. L’inviato degli Stati Uniti in Medio Oriente, Amos Hochstein, ha incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu per discutere dei termini di un potenziale accordo con il governo libanese. A confermarlo un portavoce del governo di Tel Aviv, secondo cui Netanyahu avrebbe ribadito la necessità di includere la sicurezza di Israele in ogni trattativa.

Secondo alcune fonti israeliane, la prima bozza di accordo per il cessate il fuoco, presentata a Bibi, garantirebbe all’Idf la possibilità di attaccare lungo il confine tra i due Paesi al fine di contrastare eventuali minacce poste dai miliziani di Hezbollah o altri gruppi armati. Non è ancora nota la risposta del gabinetto di guerra israeliano, ma il premier libanese uscente Najib Mikati ha confessato di sperare in un’intesa «a giorni». Una prospettiva che si fa più concreta visto che – come riporta il quotidiano libanese Al-Diyar – il neo leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha aperto le porte alla diplomazia con Israele. Anche se, dicono fonti vicine ai vertici della milizia, potrebbero volerci settimane: «Non ci saranno cambiamenti rapidi della situazione».

La denuncia di Beirut: «Israele colpisce paramedici»

Al contempo, però, lo stesso Mikati non ha lesinato critiche a Netanyahu e alle operazioni nel Paese dei cedri. I continui ultimatum alla popolazione affinché evacuino le aree prima dei bombardamenti costituirebbero, secondo il premier, «crimini di guerra». Non solo. Il ministero della sanità libanese ha denunciato ripetuti attacchi aerei a soccorritori e operatori della Protezione civile. Dall’8 ottobre 2023 Israele ne avrebbe uccisi 173. Gli attacchi più sanguinosi sarebbero avvenuti, all’indomani dell’invasione di terra, nella valle della Beqaa e nel sud del Libano, vicino alla linea di demarcazione. Nove sarebbero morti solamente nelle ultime ore, e facevano parte delle strutture di soccorso di Hezbollah e del movimento politico Amal, uno dei partiti che attualmente collabora con gli Stati Uniti verso un cessate il fuoco.

Hamas e il «no» alla tregua breve

La situazione non sembra sbloccarsi in positivo nemmeno nella Striscia di Gaza. Taher al-Nounou, alto responsabile di Hamas, ha ribadito alla Afp il «no» a una proposta di tregua breve. «Abbiamo già espresso la nostra posizione sull’idea di una tregua temporanea della guerra, se non servirà ad altro che a riprendere l’aggressione in un secondo momento», ha detto sottolineando come la condizione di una tregua permanente non sia trattabile. Così come il ritiro dei soldati israeliani dalla Striscia. Secondo il ministero della Salute di Hamas, il conto delle vittime sarebbe salito a 43.204, tra cui 41 morti nelle ultime 24 ore. I feriti sarebbero oltre 100mila.

Tensioni con Teheran: Germania chiude tre consolati

Da Teheran l’ayatollah Ali Khamenei sta ancora meditando una risposta al raid israeliano di una settimana fa. Secondo quanto ha riportato Cnn, l’Iran «risponderà in maniera “definitiva e dolorosa” prima delle elezioni americane del prossimo 5 novembre». Anche i Paesi europei, intanto, iniziano a prendere contromisure. La Germania ha ordinato la chiusura di tutti e tre i consolati iraniani sul suo territorio, quelli di Francoforte, Amburgo e Monaco. Una misura, già preannunciata dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, in risposta all’esecuzione di Teheran del cittadino iraniano-tedesco Jamshid Sharmahd, rapito a Dubai nel 2020.

Articoli di ESTERI più letti
leggi anche