Gino, il nonno che ha ballato al funerale del nipote: «È stato un atto d’amore. Quella danza mi ha salvato»
Gino ha deciso di ricordare il nipote 15enne, Kevin Gentilin, scomparso in seguito a un incidente stradale a Castelfranco Veneto (Treviso), con un ballo ai suoi funerali. Il nonno, muratore di 66 anni, in un’intervista di Andrea Priante sul Corriere della Sera, ha spiegato che quella danza così inusuale gli ha permesso di non impazzire: «A salvarmi è stato proprio quel ballo. Quando ho finito di danzare davanti alla bara di mio nipote, nella testa ho sentito distintamente la sua voce. Mi ha detto: “Grazie nonno”. E all’improvviso mi sono sentito svuotato, come se molta di quella sofferenza che mi portavo dentro, se ne fosse uscita».
La morte in motorino
«A partire da quest’anno scolastico, con le belle giornate Kevin raggiungeva la scuola in Vespa. Da quel che sappiamo, venerdì un’auto è sbucata all’improvviso da una stradina laterale e non ha potuto evitarla», racconta Gino. L’uomo, poco dopo l’incidente, ha raggiunto il luogo e si è accovacciato accanto al nipote ormai morto: «Ricordo che, mentre lo accarezzavo, continuavo a chiedermi perché non potessimo scambiarci i nostri corpi».
Il dolore e la passione per la musica
«Si dice che un genitore non dovrebbe sopravvivere ai propri figli, ma questa regola vale ancora di più per i nonni e i loro nipoti. È doppiamente contro natura: un dolore immenso che ti mangia dentro, ti distrugge». Non riesce a spiegare con parole cosa si possa provare dopo la scomparsa prematura di un nipote. Un ragazzo con cui condivideva molto: «Io e lui: due anime affini. Veniva a trovarmi ogni sera, parlavamo di qualunque cosa, mi raccontava dei suoi progetti, delle sue passioni».
Tra queste c’era proprio la musica: «A Kevin piacevano tutti i generi: dai cantautori italiani degli anni Sessanta agli artisti pop contemporanei, ma ovviamente anche il rap e la musica techno. Ogni occasione era buona per chiedermi di andare con lui e i suoi amici in discoteca. E sotto la consolle del dj, più che nonno e nipote sembravamo due complici che si divertivano un mondo a ballare insieme».
«Il ballo è una forma di amore»
Per questo, per accompagnare il nipote anche in quest’ultimo e triste passaggio, Gino ha deciso di ricordarlo con il ballo: «Esattamente come la musica, è una forma di amore. Un giorno mi diagnosticarono un brutto male e i medici mi diedero sei mesi di vita: da quel momento ho deciso che quel che mi restava l’avrei vissuto al massimo». Da quel momento, dice, «metto musica ad altissimo volume e ballo un po’. È terapeutico: sono passati sette anni e sono ancora vivo».
La danza ai funerali del ragazzo è stata un’idea di Gino «ma prima ho chiesto a mio figlio e alla mamma di Kevin se erano d’accordo». Dopo il via libera dei genitori sono risuonati diversi pezzi di band e cantanti che nonno e nipote amavano ascoltare insieme: gli 883, dj Matrix e i Brothers. «In quei momenti ho avvertito la presenza di Kevin in mezzo a noi, e sentivo che voleva ballassi con lui, perché ci divertissimo insieme ancora una volta», un momento intimo per il nonno. Che aggiunge: «Quel che non sapevo è che avrebbero ripreso la scena col telefonino e che il video sarebbe finito sui social e sui giornali. Chiedo scusa se ho urtato la sensibilità di qualcuno, ma credetemi: quel ballo, una dichiarazione d’amore a mio nipote, mi ha salvato».
«Continuerò a ballare, Kevin sarà con noi»
Terminata la danza il nonno ha abbracciato la bara: «Mi sono rivolto direttamente a lui, gli ho urlato: vola Kevin, ora sei libero! Ero esausto ma allo stesso tempo mi sentivo leggero». Una leggerezza che il 66enne non vuole perdere, proprio per conservare il ricordo del nipote: «Tra qualche tempo, appena ci saremo ripresi dallo choc di quanto accaduto, radunerò i miei nipoti, gli amici e i compagni di scuola: andremo a ballare in discoteca, tutti insieme. Una serata di festa. E in pista con noi, ne sono sicuro, ci sarà anche Kevin».
In copertina: Kevin Gentilin insieme al nonno Gino. Foto dal profilo Facebook di Gino Gentilin