La teoria del complotto del grafene negli anestetici dentali
Il noto guru italiano delle fantomatiche Scie chimiche Rosario Marciano, già condannato in via definitiva per alcune sue teorie sul caso Solesin, è tornato alla carica su Facebook con un altro filone complottista a cui ha contribuito in tempi recenti. Parliamo del grafene (o dell’ossido di grafene), che verrebbe inserito a nostra insaputa nei farmaci e in altre sostanze. Stavolta il tema in oggetto vede coinvolgere in tale contaminazione gli anestetici dentali. Vediamo perché anche stavolta si tratta di tesi infondate.
Per chi ha fretta:
- Circola un post di Rosario Marcianò su delle analisi che confermerebbero la presenza di grafene negli anestetici dentali.
- In realtà la fonte è una azienda a conduzione famigliare che cita parzialmente le conclusioni di una analisi.
- Tali conclusioni se lette integralmente rilevano evidenti limiti che impediscono di considerare le analisi una dimostrazione.
- Precedenti tentativi mostrano limiti analoghi, dovuti alla assenza di controlli e garanzie sulla qualità dei campioni.
- La narrazione non chiarisce quali rischi comprovati rappresenterebbe trovare particelle di grafene in un farmaco, né sono noti eventi avversi collegati a tale complotto.
Analisi
Ecco cosa riporta Marcianò in merito alle presunte tracce di grafene negli anestetici dentali:
Confermata la presenza di ossido di grafene negli anestetici dentali. […] RISULTATI DEL TEST ANESTETICO Data: 22 luglio 2024 C’è il grafene nell’anestetico dentale? Abbiamo chiesto all’Università del Colorado Boulder di testare campioni di anestetico dentale. Abbiamo inviato campioni di articaina cloridrato 4% ed epinefrina 1:200.000, numero di lotto (10) 230109 per i test. Il test è stato completato utilizzando la microspettroscopia Raman. Al termine dei test, Jessica C. Hankins, assistente di ricerca professionale senior, responsabile del laboratorio di microspettroscopia Raman e geomicrobiologia, riferisce: “Posso confermare la presenza di particelle di ossido di grafene in questo anestetico con grande sicurezza”.
La fonte della teoria
La fonte che Marcianò indica in merito alla presenza di grafene negli anestetici dentali è un documento del Raman Microspectroscopy Lab, presso la University of Colorado Boudler. Questo a sua volta è la fonte citata come report, da parte dell’azienda a conduzione famigliare Lundstrom Family Dentistry in Fargo, da cui Marcianò ha tratto il virgolettato a conclusione del suo post.
Il problema è che sia Marcianò che la famiglia Lundstrom non riportano integralmente le conclusioni del documento. Ve lo facciamo leggere nella sua interezza (il grassetto è nostro):
«Sulla base dei risultati spettrali che mostrano i picchi D, G e 2D, posso affermare con alta probabilità la presenza di particelle di ossido di grafene in questo anestetico. – Sebbene abbia confermato la presenza di ossido di grafene, la concentrazione o la quantità di particelle di ossido di grafene nell’anestetico non è chiara. Lo spettro acquisito dall’anestetico in forma liquida essiccata ha prodotto risultati inconcludenti, indicando la necessità di ulteriori test per determinare la presenza di nanoparticelle lipidiche o idrogel nella soluzione».
Il problema della fonte
Perché si preoccupano di accertare la presenza di particelle lipidiche? Lo avevamo già visto in analisi precedenti: spesso questi “studi” confondono le particelle lipidiche con quel che credono essere del grafene. Trovate altre “confusioni” tra il grafene e altre sostanze qui e qui. Infatti il documento parla di particelle «simili al grafene», anche quando si tratta di interpretare i picchi dello «spettro acquisito».
Interpretare “liberamente” le spettrografie in questo genere di analisi (dove spesso regna l’incertezza su come vengono acquisiti/conservati i campioni e su che controlli vengono fatti), è lo stesso fuorviante. Ne avevamo parlato assieme a un esperto di mocroscopia, il biologo molecolare Francesco Cacciante, qui.
Facendola breve, è un po’ come quando sentiamo un rumore di zoccoli in città. Di istinto ci viene da pensare a un cavallo, ma qualunque essere dotato di zoccoli farebbe rumori simili, come le zebre. Quindi potremmo parlare al massimo di rumori “simili agli zoccoli di un cavallo”.
Conclusioni
Abbiamo visto che in realtà, persino chi ha eseguito i test citati da Marcianò sulla presunta presenza di grafene in campioni di anestetici dentali non è realmente così certo dei risultati, parlando di campioni incerti e risultati inconcludenti. Inoltre non è chiaro quali rischi dovrebbe comportare la presenza di tali particelle, né si conoscono studi seri dove si collegano causalmente farmaci contaminati dal grafene, con gravi eventi avversi.
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