Dario Franceschini e l’infarto: «Mi ha insegnato che la malattia è parte della vita»
Dario Franceschini, storico esponente del Partito Democratico, è stato per 7 anni ministro della Cultura. E oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera parla della sua vita e della sua carriera. Nel colloquio con Tommaso Labate c’è anche spazio per l’infarto che lo ha colpito dieci anni fa. E di come gli ha cambiato la vita. Franceschini spiega che i genitori gli hanno insegnato che «Il potere è una cosa come un’altra. E come tutte le cose oggi c’è, domani non c’è più, dopodomani chissà, comunque fa lo stesso». Da giovane conduceva una trasmissione dedicata alla musica jazz su una delle prime radio libere di Ferrara, Radio Elle: «I dischi li prendevo dalla collezione di mio papà».
Uno studente politicizzato
Rivela di essere stato uno studente «politicizzato. In una provincia rossa come Ferrara, io facevo parte della minoranza democristiana. Alle prime elezioni studentesche del 1974, al Liceo Scientifico Roiti, considerato una roccaforte dei comunisti e dei movimenti, vinse la nostra lista centrista. Segno che c’era una maggioranza silenziosa». Alla maturità prese 36: «Pensavo solo alla politica. Ma ho preso centodieci all’università, laurea in Giurisprudenza, tesi in storia delle dottrine politiche. A un certo punto, m’ero messo in testa che avrei fatto lo storico». Sull’infarto: «Le malattie fanno parte della vita. Il giorno prima sei invincibile, dal giorno dopo non lo sei più». E ancora: «La scoperta della fragilità spaventa molto più della fragilità stessa. Alla seconda si reagisce, perché comunque la malattia è parte della vita. Mi spiego meglio: alla malattia certamente bisogna reagire, si deve combatterla. Ma comunque prima accettarla, sempre».