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La coppia di genitori nei guai in Argentina per la maternità surrogata: «Tanti italiani scapperanno all’estero»

argentina utero in affitto coppia italiani
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Gli investigatori sospettano un accordo con l'organizzazione. Cosa rischiano in Italia con la legge sull'utero in affitto

«Da qui non ci muoviamo senza nostra figlia». La coppia italiana fermata in aeroporto a Buenos Aires con una bambina nata da maternità surrogata rischia un procedimento penale in Italia. Fabio, medico oncologo di Padova, e l’infermiere Gaetano hanno avuto l’affido temporaneo della neonata. Ma intanto gli agenti in borghese li seguono quando vanno al supermercato o al bar. La bimba è nata il 10 ottobre. Mentre l’ex parlamentare del Pdl Maurizio Paniz, oggi loro avvocato, dice che non viene contestato alcun reato a loro carico. Ma intanto i loro passaporti sono stati sequestrati. Perché gli investigatori sospettano che fossero d’accordo con l’organizzazione che ha fatto pagare 5.500 euro per la gestazione per altri. «In questa storia non c’entrano nulla. Qualcuno ha approfittato del loro amore», dice invece chi li conosce.

La ragazza

Fabio è il padre biologico della bambina: ha 40 anni. Gaetano ne ha 36. La donna che ha messo alla luce la neonata ne ha invece 28 ed è di Rosario. Sostiene di essere stata contattata su Facebook e agli inquirenti ha raccontato che dieci anni prima aveva donato ovuli, così come altre ragazze del suo quartiere, in cambio di denaro. L’organizzazione che ha gestito la maternità opera negli Stati Uniti. Comunica con lei attraverso messaggi a tempo. Gli intermediari si sono occupati dei test clinici. Hanno anche affittato un appartamento nel quartiere di Ricoleta nella capitale argentina fino alla data del parto. Avvenuto in una clinica svizzero-argentina. Un’altra indagine a Cordoba ha coinvolto nove persone, accusate di aver reclutato donne in situazioni di vulnerabilità.

I genitori

Intanto La Stampa parla con gli amici italiani dei genitori. «Sono due medici con un grande curriculum alle spalle. E si trovano bloccati lì senza aver commesso alcun reato», è il racconto. Sarebbero «vittime di un raggiro, in questa faccenda non c’entrano nulla». La magistratura argentina indaga su 147 nascite sospette, che coinvolgono sempre donne che partoriscono in cliniche private di Buenos Aires, Santa Fé e Cordoba tramite la fecondazione assistita. I padri di solito si presentano poi in uno studio notarile per ufficializzare l’adozione. I magistrati parlano di 49 gravidanze pagate 50 mila dollari. Di cui al massimo 10 mila arrivano alle donne. La prima segnalazione è arrivata dalla Germania, dove un bambino nato in Argentina e registrato all’anagrafe tedesca era stato ricoverato in ospedale.

Costretti a fuggire all’estero

Nel frattempo l’avvocato Alexander Schuster spiega la situazione legale della coppia dal punto di vista del diritto italiano in un’intervista a Repubblica: «Con la legge Varchi viene perseguito “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti e embrioni o la surrogazione di maternità”. Negli Stati Uniti, nella maggior parte dei casi, la maternità surrogata passa per un tribunale. Se ci dovesse essere un giudice di origini italiane potrebbe essere perseguito: penso a magistrati del calibro di Samuel Alito della Corte Suprema. E lo stesso vale per un avvocato italiano all’estero o per un italiano che fa parte di un comitato di bioetica di altri Paesi». Secondo Schuster il reato inizia «quando si prendono accordi per avviare una surrogata. Vale sia per il padre biologico che per l’altro genitore».

Le conseguenze

La conseguenza sarà che «persone che veramente desiderano la genitorialità lasceranno l’Italia. Ci sarà chi deciderà di farsi una vita all’estero, rinunciando magari anche alla cittadinanza italiana». Mentre l’Italia «per condannare chi commette un reato universale deve avviare un processo e comunicarlo formalmente. Chi non vive in Italia potrebbe essere intercettato alla frontiera, magari durante uno scalo aereo. Per questo penso che saranno in molti a rinunciare alla cittadinanza italiana».

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