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Esce Hotel Esistenza, nuovo disco dei Fask: «Siamo sempre pronti a fallire e ci siamo guadagnati la nostra libertà» – L’intervista

01 Novembre 2024 - 16:33 Gabriele Fazio
«Ci sono tanti suoni diversi ma non ti dimentichi mai che sono i Fask» dicono a Open

«Ce lo siamo guadagnati un certo grado di libertà, abbiamo rischiato molto, ci siamo accollati delle cose che la gente non si accollerebbe mai, sempre pronti a fallire, non ce ne fregava una mazza» il successo dei Fast animals and Slow Kids non deriva soltanto dall’essere stati bravi nello sfruttare la tempistica di una certa wave, quel famigerato indie che ha rivoluzionato il mercato discografico italiano relativo al cantautorato, quindi la musica scritta, suonata, sudata nelle piccole sale di provincia. Una provincia come quella dei Fask, band fondata nel 2008 a Perugia e che lo scorso venerdì è uscita con il settimo album della loro entusiasmante carriera: Hotel esistenza. «Ci sono tanti suoni diversi ma non ti dimentichi mai che sono i Fask» dicono a Open, ed effettivamente c’è una certa evoluzione nei suoni, c’è una certa evoluzione nella scrittura, senza mai lasciare per strada la caratteristica principale della band, quella capacità di rimanere sempre all’altezza dell’ascoltatore, di cantare la realtà con sentimentalismo e senza alcun giudizio, in barba alle sonorità ipertecnologiche che imperano sulla nuova discografia italiana, quella da classifica e da soldout, un concetto a cui i Fask danno un peso corretto: «per fortuna sta andando tutto bene, noi facciamo dei gran soldout, forse per questo non ci pensiamo, ma se non fosse così non ce ne fregherebbe una mazza perché comunque noi prima non lo facevamo ma facevamo i musicisti, che era la cosa più importante». Mettere la musica al centro e da parte i trend è solo una delle scelte coraggiose dei Fask, che infatti oggi, orgogliosamente, possono dichiarare: «Ce lo siamo guadagnati un certo grado di libertà, abbiamo rischiato molto, ci siamo accollati delle cose che la gente non si accollerebbe mai, sempre pronti a fallire, non ce ne fregava una mazza».

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