Spagna, oltre 200 morti per le alluvioni. Cancellata la MotoGp a Valencia dopo la rivolta dei piloti
Il finale del mondiale della MotoGp non si disputerà a Valencia. La decisione è arrivata dopo la proteste di diversi piloti, che hanno criticato la scelta degli organizzatori di tirare dritto nonostante la devastanti inondazioni dei giorni scorsi. Il bilancio aggiornato questa mattina ha superato quota 200 vittime, ha fatto sapere la Comunità Valenciana: si contano nella regione ora 202 morti. Oltre a 360mila persone senza acqua potabile, frane, strade distrutte. Tra queste, pure le arterie fondamentali per l’accesso al circuito Ricardo Tormo, dove è ormai tradizione che si concluda il calendario del motomondiale. Ma la tragedia, almeno fino a questa mattina, non aveva fermato la Moto Gp. «La data originale sarà mantenuta», aveva messo in chiaro Carmelo Ezpeleta, ad di Dorna, la società che gestisce la porzione commerciale degli appuntamenti a due ruote. Tra i piloti, però, è scattata la rivolta. «Io a Valencia non sono disposto a correre», ha avvisato Francesco Bagnaia. Alle sue parole si sono accodati i due piloti spagnoli Jorge Martin, attuale leader di classifica, e Marc Marquez: «Correre lì sarebbe privo di senso».
Moto Gp e Dorna: «Impegnati a rispettare il calendario»
Nicolas Collado, direttore del circuito valenciano, aveva provato a rassicurare tutti sulle condizioni della pista. «Le strutture non hanno subito alcun danno, l’asfalto è a posto al 100%», ha detto. «Non ci sono stati feriti tra gli addetti ai lavori, tutti stanno bene». Per quanto riguarda l’accesso alla pista per le centinaia di migliaia di tifosi, invece, ci sta pensando Dorna: «La proprietà sta facendo un calcolo dei danni e sono al lavoro in vista dell’ultima gara». Sarebbe già in piedi un progetto di ricostruzione lampo di tutte le vie di accesso. Il pensiero di Ezpeleta, ovviamente, non può ovviare alla situazione drammatica: «Sarebbe insensibile e irresponsabile pensare all’evento in questo momento. L’obiettivo deve rimanere quello di aiutare le persone colpite e il circuito è attualmente utilizzato come centro di soccorso». Ma il business è business: «Le autorità locali e la MotoGP lavoreranno instancabilmente per rispettare il calendario».
Bagnaia e Marquez: «Correre è senza senso»
Parole che non sono state accolte con favore dai protagonisti del motomondiale. A partire dall’attuale podio della classifica piloti. Il leader Jorge Martin si è schierato: «Sarebbe più logico gareggiare da un’altra parte». Ancora più duri il due volte campione Francesco Bagnaia e Marc Marquez. «Io a Valencia non corro, anche a costo di perdere quello che è il mio massimo obiettivo, vincere il titolo», ha già avvisato il torinese, che si trova a poche lunghezze da Martin. «Non credo sia giusto, spero veramente che prenderanno in considerazione che a livello etico e di cosa sta succedendo, andare a correre là non è la cosa corretta». Anche per Marquez, terzo in classifica con la sua Ducati Gresini, bisogna prima di tutto pensare alle persone colpite: «Dobbiamo aiutare tutte le persone che sono rimaste senza casa e che in questo momento non hanno un tetto. Le immagini sono terribili, correre lì sarebbe privo di senso, sono morte molte persone».
Le alternative a Valencia
Alla fine, le pressioni dei piloti sono riuscite a fare breccia. E ora si punta a due alternative: concludere il Mondiale a Sepang, in Malesia, già questo weekend oppure, più probabile, trovare un altro circuito dove chiudere il campionato. Le candidature sono numerose. In Spagna ci sono Jerez e Aragon, in Portogallo Portimao. E poi la suggestione Mugello. Mentre Martin prova a allentare la tensione: «Non vorrei che si optasse per Assen come gara finale perché Pecco Bagnaia è forte su quella pista».
In copertina: Una strada allagata a Paiporta, vicino a Valencia, 1 novembre 2024 (EPA)