Nel mirino degli spioni anche Alex Britti: l’ex suocero, la trappola per trovare la droga, la “confessione” a Brumotti
Dovevano dimostrare che Alex Britti faceva uso di stupefacenti, dovevano trovargli addosso qualcosa, farlo confessare a microfoni nascosti, raccogliere più prove possibili per screditarlo. Con l’aiuto di poliziotti e giornalisti compiacenti. C’è anche questo nella corposa inchiesta della Procura di Milano con la Dda (Direzione distrettuale antimafia) e la Dna (Direzione nazionale antimafia) sulle presunte migliaia di informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali. Sessanta gli indagati, decine di persone spiate: sportivi, giornalisti, celebrità, politici. Migliaia di accessi nascosti a dati riservati con la compiacenza di investigatori privati, ex spie, hacker e tecnici informatici. Al centro, l’agenzia Equalize di Carmine Gallo e dell’esperto informatico Samuele Calamucci. Oltre al nome di Leonardo Maria Del Vecchio, che avrebbe chiesto di spiare la sua ex moglie, ora spunta anche Britti e le ragioni dietro alla richiesta di avere informazioni su di lui. Una richiesta, scrive Paolo Gianlorenzo per La Verità, che sarebbe arrivata dall’ex suocero, Fulvio Pravadelli.
La richiesta per screditare Britti
Fulvio Pravadelli è un ex manager Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo. Soprattutto, per quanto riguarda questa vicenda, è il padre di Nicole Pravadelli, ex compagna di Alex Britti e madre di suo figlio. Pravadelli, secondo quanto raccolto dagli inquirenti durante le indagini, si sarebbe rivolto proprio alla Equalize per ottenere informazioni che potessero mettere in cattiva luce il cantante, o comunque essere utilizzate per fargli pressioni, dal momento che la figlia stava affrontando con lui un contenzioso per la separazione. In un primo tempo era stato deciso l’affido condiviso del figlio, che viveva con lei e il padre poteva recarsi in visita. Poi la donna si è dovuta trasferire a Milano per lavoro e i giudici hanno stabilito che il bimbo non doveva essere portato via da Roma. È quindi rimasto con il padre, che prima era stato costretto a pagare 1.800 euro alimenti al mese. Gli avvocati dell’ex manager Publitalia assicurano che lui è estraneo alla vicenda. Nelle intercettazioni emergono delle conversazioni in cui Calamucci spiega: «Ci hanno chiesto di trovare qualunque cosa che possa mettere in cattiva luce Britti, stiamo verificando i suoi precedenti, anche quelli di polizia. Sai, mi risulta che ha una roba vecchia del 1991 per droga: era detenzione ai fini di spaccio. Lo sapete no?». E continua, nell’intercettazione riportata da La Verità: «Per la sua ex suocera sapere che è stato implicato in una cosa del genere sarebbe oro».
I tentativi di beccare Britti con la droga
L’agenzia aveva in mano questo precedente, forse da utilizzare come leva per indurre Britti a mollare la presa nel contenzioso familiare. Ma Gallo e Calamucci non si fermano, cercano altro. Il cantante viene pedinato, si cerca di beccarlo con qualcosa addosso. Addirittura viene organizzato un fermo «pilotato», quando il cantante è di passaggio in stazione centrale a Milano. «Ci siamo inventati il fermo, il tipo che era con lui potrebbe avere addosso qualcosa, ci avevano dato una mano colleghi della stazione. Ma niente, avevamo sperato di trovarlo nei guai», si legge nelle carte. Non solo. Britti deve anche essere oggetto di una campagna stampa che lo screditi all’occhio dell’opinione pubblica, vengono avvicinati giornalisti della carta stampata e della tv imbeccati con le informazioni raccolte, ma nessuno abbocca all’amo. E in questa direzione si inserisce un colloquio avvenuto tra Britti e Vittorio Brumotti, l’inviato di Striscia la notizia che si occupa spesso di lotta alle piazze di spaccio. «Brumotti l’ha beccato in una festa, lo ha fatto parlare tra una battuta e l’altra, un po’ in confidenza. Alla fine, ha registrato tutto. E ora abbiamo quel materiale, una registrazione che può essere utile per agitare un po Alex», raccontava al telefono Calamucci. Pare però che Britti non abbia confessato nulla, al massimo qualche spinello “per calmarsi” prima dei concerti. Poca roba, abbastanza solo per i soci di Equalize di vantarsi con gli altri colleghi delle proprie capacità investigative. E di raccolta di informazioni che dovevano rimanere riservate.
Foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI