In Evidenza Governo MeloniSicurezza informaticaSpagna
ESTERIAlluvioniCambiamento climaticoInondazioniMaltempoNubifragiSpagnaVideo

I 5.700 posti auto, l’ondata di fango, l’evacuazione tardiva: la trappola mortale nel parcheggio del centro commerciale di Aldaya – I video

03 Novembre 2024 - 07:10 Massimo Ferraro
alluvioni spagna valencia centro commerciale parcheggio cimitero
alluvioni spagna valencia centro commerciale parcheggio cimitero
In Spagna cresce la rabbia per l'emergenza sottovalutata dal governatore di Valencia. Il premier Sanchez invia migliaia di soldati ma non basta: «Servivano subito»

Non è una questione di «se», ma di «quanti». A tre giorni dalle piogge torrenziali che in Spagna hanno devastato la comunità Valenciana, i sommozzatori dell’Unità militare di emergenza sono riemersi dal parcheggio del centro commerciale Bonaire, fuori dalla cittadina di Aldaya, con le lacrime agli occhi. Lì sotto si trovano decine e decine di corpi. «Quel parcheggio è un cimitero», le parole trattenute a stento dai militari. Mentre l’alluvione raggiungeva l’apice e l’acqua iniziava a gonfiare le strade, centinaia di persone e famiglie passeggiavano tra i negozi aperti del Bonaire, il centro commerciale più grande di Spagna, per lo shopping pre Halloween. Ignare che intorno alla struttura si stava accumulando una valanga di fango e pioggia dalla potenza devastante. Ignare perché fino alle 20 non è stato diramato nessun allarme, ed è per questo che mentre ancora si contano le vittime e il numero di dispersi rimane incalcolabile per stessa ammissione delle autorità monta la rabbia sulle responsabilità politiche delle proporzioni della tragedia. Molte vittime si potevano salvare: ne sono sicuri i valenciani che, immersi nel fango fino alle ginocchia, rimuovono auto e detriti strada per strada ancora in cerca di sopravvissuti. In cerca di un miracolo come quello di sabato 2 novembre, quando dal groviglio di vetture accartocciate è emersa viva un’anziana, bloccata per tre giorni in auto e allo stremo delle forze.

Il cimitero nel centro commerciale Bonaire

Mercoledì sulla Spagna, in particolare sulla regione di Valencia, in 8 ore è caduta la pioggia di un anno. In un video poi rimosso dal web il presidente Carlos Mazòn, esponente del Partito Popolare che governa con l’appoggio dell’estrema destra di Vox, minimizzava sulla pericolosità dell’alluvione e rassicurava i cittadini. Intanto le strade e i negozi rimanevano aperti. Come il centro commerciale Bonaire, che al suo interno ha anche cinema e ristoranti. Le macchine hanno continuato a infilarsi nell’enorme parcheggio interrato, almeno 5.700 posti auto, mentre le famiglie alcuni piani sopra percorrevano i corridoi del mall in tranquillità. Quando alle 20.12 sui cellulari dei valenciani è arrivato l’alert, era già troppo tardi. Vaste zone della regione erano già sommerse e l’allarme ha avuto l’effetto di provocare una fuga incontrollata quando ormai, dato il livello raggiunto dall’acqua, l’unica cosa da fare era rimanere più in alto possibile. Al Bonaire in molti hanno invece pensato ci fosse ancora tempo e che per mettersi in salvo la soluzione migliore fosse prendere l’auto, prendere l’autostrada de l’Este verso Madrid. Sono pochi i clienti del mall che, scesi nel parcheggio, sono riusciti a risalire prima che l’acqua lo invadesse e sommergesse del tutto. Per questo i sub ora temono una strage. Lì sotto è ancora pieno di macchine, il fango impedisce la vista e mancano le idrovore per svuotare i piani interrati. Ma la sensazione è che ci siano centinaia di corpi.

Le vittime, i dispersi, il mancato allarme

I nomi finiti nell’elenco ufficiale delle vittime sono 213. Un numero bugiardo e parziale, destinato a crescere man mano che l’acqua si ritirerà da strade, garage e sottopassaggi sommersi. Sono forse almeno 1.900 i dispersi, in stime non ufficiali e non certificate che però circolano in un documento riservato tra autorità e soccorritori. Certamente una parte di loro è tornata a casa, o comunque dalle proprie famiglie, e non ha potuto avvisare di essere in salvo. Ma la paura è che siano ancora tanti i corpi da recuperare. La rabbia non è più nascosta tra i cittadini, ora che il dolore sta prendendo il posto della paura. «Verità», recita lo striscione appeso ai cancelli della Fiera di Valencia, riorganizzata a obitorio per accogliere le salme portate via nei tir frigo durante la notte. «Solo el pueblo salva el pueblo», è stato scritto su un lenzuolo bianco. Una delle comunità colpite è quelle di Chiva. «Siamo dei fantasmi», dice rassegnato il sindaco all’inviato de la Repubblica Giampaolo Visetti, «ci hanno abbandonato dall’inizio. Da soli non possiamo trovare i nostri morti e provare a ricominciare».

Gli aiuti dal governo centrale

È il pensiero di decine di amministratori locali che in queste ore e giorni di fango e isolamento hanno potuto contare quasi esclusivamente sull’aiuto dei volontari. Il grido dell’anziana ritrovata in vita dopo essere rimasta per tre giorni bloccata nel parcheggio di un sottopassaggio fa prima sperare, poi incupire la popolazione. Potevano essere salvate più persone se solo gli aiuti fossero arrivati prima. Il premier Pedro Sánchez ammette i dubbi sull’operato del governo valenciano e invia sul territorio migliaia di militare, il maggior dispiegamento di forze dalla guerra. Ai 3mila soldati già mobilitati se ne aggiungeranno altri 10mila tra esercito, guardia civil e polizia, con squadre specializzate nella ricerca e soccorso. Ma in molti si chiedono se non sia poco tempestiva anche la reazione del governo centrale e se questi ritardi non abbiano reso possibile il salvataggio di altre vite. «È tardi, servivano subito. Adesso bastano i becchini», sussurra al quotidiano romano Angel Navarro, medico volontario ad Alfafar.

Articoli di ESTERI più letti
leggi anche