Musei, Giuli non conferma 4 direttori. Pacelli (Pinacoteca di Bologna): «Sono sotto shock». Poi la telefonata con il ministro
«Sono sotto shock». A dirlo è la storica dell’arte Maria Luisa Pacelli, direttrice della Pinacoteca nazionale di Bologna, a cui il ministro della Cultura Alessandro Giuli non ha rinnovato il contratto. «Non c’era alcun sentore. Da nominata, il 2 novembre 2020, ho tirato su un museo non ancora autonomo dal nulla, combattendo con la carenza di personale. Era finito in un cono d’ombra», sottolinea a La Repubblica, dopo la notizia della sua rimozione. «Sono riuscita a contattare il direttore generale dei musei Massimo Osanna: ha detto che era dispiaciuto, ma che non c’era nulla da fare – continua Pacelli -. Avrei voluto che a parlare per me fossero i fatti. Mi aspetto che l’ente per cui lavoro agisca con un rispetto adeguato, nel momento in cui finisce un rapporto di lavoro. Davvero hanno fatto tutto il possibile? Non lo so, non credo».
Il mancato rinnovo arriva dopo che, da marzo, la Pinacoteca è stata accorpata con un’altra decina di siti per costituire i Musei Nazionali di Bologna – Direzione regionale Musei nazionali Emilia-Romagna, un istituto giuridicamente nuovo: «Ma di fatto, dallo stesso marzo, ne ero già la direttrice. Sono stata responsabile di tutti quei siti. Me ne sono occupata notte e giorno. Ho gestito aperture e alluvioni. Non li ho tenuti in stand by. Ci sono i progetti del Pnrr. L’istituto è diventato molto ampio. Per forza di cose, adesso l’attività di gestione rallenterà in attesa del nuovo direttore. Ci sono tante decisioni da prendere, sono impegni grossi da portare avanti nel vortice della riforma». Oltre alla direttrice della Pinacoteca nazionale di Bologna, Giuli non ha rinnovato i contratti quadriennali cominciati nel 2020 anche a Stéphane Verger, direttore del prestigiosissimo Museo nazionale romano (Palazzo Massimo, Terme di Diocleziano, Palazzo Altemps, Crypta Balbi), Mario Epifani (Palazzo Reale a Napoli) e Annamaria Mauro (Museo nazionale di Matera): gli incarichi risalivano all’era di Dario Franceschini.
La telefonata con il ministro della Cultura
Nonostante il rammarico per le modalità con cui si è concluso il mandato e per l’interruzione «di un lavoro fatto con serietà, spirito di servizio e passione – spiega Pacelli all’Ansa – è stato per me di grande importanza il sostegno ricevuto dal ministro Alessandro Giuli, che mi ha telefonato per confermare che alla base del provvedimento ci sono ragioni tecnico-giuridiche, che l’apprezzamento e la fiducia nel mio operato non è in discussione, che mi considera una “riserva della Repubblica delle arti” e che sarà sua cura affinché questa posizione del Ministero da lui guidato emerga pubblicamente». E poi ancora: «È importante precisare – continua – che il mancato rinnovo è dovuto a ragioni tecniche, legate alla Riforma istituzionale in corso, e non a una scelta discrezionale degli organi dirigenziali o politici: il rinnovo non è stato possibile in quanto le modifiche intervenute con la riorganizzazione del ministero della Cultura, avendo accorpato la direzione regionale musei dell’Emilia-Romagna alla Pinacoteca nazionale di Bologna, hanno creato un istituto giuridicamente nuovo rispetto a quello per cui ho concorso».
Per le medesime ragioni per cui non è stato possibile il rinnovo, «non mi è stata data una proroga – sottolinea -. Questo fatto e la tempistica con cui mi è stata comunicata la notizia, a tre giorni dalla scadenza, non mi hanno permesso di dare opportuna comunicazione della fine del mio mandato e dei risultati raggiunti, né di portare a compimento gli importanti appuntamenti previsti nel corso dei prossimi due mesi o un adeguato passaggio di consegne in relazione alle molteplici progettualità in corso, cosa di cui sono naturalmente dispiaciuta», prosegue. E in conclusione, «nonostante tutto, non posso dire che il bilancio di questa esperienza sia negativo. È stato un onore dirigere la Pinacoteca di Bologna, si è trattato di un incarico gravoso e sfidante, ma anche per questo la soddisfazione personale di aver contribuito allo sviluppo di un istituto tanto significativo per la storia culturale e civile del nostro paese rimane impagabile».