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03 Novembre 2024 - 16:34 Gabriele Fazio

Olden – La fretta e la pazienza

La fretta e la pazienza sarebbe un gran disco anche solo per l’approccio poeticamente diretto di Olden, incontro al fondo dell’oceano della discografia, dove finiscono i tesori, le perle, la fine dell’arcobaleno, il centro di un’isola deserta. Sì, così si fa, che meraviglia, all’inseguimento dell’ultimo stralcio di liricismo, prendendosi l’unica libertà davvero coraggiosa e rivoluzionaria nella musica di oggi, quella di essere anche tristi, malinconici, insicuri, pieni di domande, di puntini di sospensione. La fretta e la pazienza ti riempie, nel frattempo ferma il tempo, in modo tale, appunto, che la fretta e la pazienza non siano più dei problemi. Fregatene, ascolta, scommetti forte il tuo tempo su qualcosa che non sbrilluccica di petardetti tech, su qualcosa che non fa ballare, sulla quale un ragazzino quindicenne rimasto fulminato da troppe serie tv americane non si potrebbe mai specchiare. Qualcosa che non parla di muscoli e pistole, qualcosa che non è illuminato dai riflettori della tv, qualcosa che sia, dannazione, reale. Fallo. Buttati in brani come Cinema, Libellule, Ho sognato Jannacci, Improvvisamente, un giorno. Ti aiuteranno a evadere da questa realtà posticcia per ricollegarti alla parte più autentica di te. Chissà, potrebbe anche non esserci niente da ridere, ma i mostri esistono alla fine dei livelli di un videogame per essere affrontati. Bravo.