La storia di Edoardo Almagià, l’antiquario dei tesori trafugati nel mirino della procura di Manhattan: «Contro di me solo falsità»
La procura distrettuale di Manhattan ha emesso un mandato di arresto nei confronti dell’italo-americano Edoardo Almagià, mercante di antichità, laureato a Princeton, oggi residente in Italia. È accusato di aver trafficato, tra l’Italia e gli Stati Uniti, migliaia di reperti archeologici per un valore di milioni di dollari. Era dagli anni ’90, scrive la Repubblica, che la magistratura americana e i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio italiano cercavano di incastrare Almagià, ma tutte le indagine erano finite in prescrizione. Dal 2018 ad oggi sono state recuperate 221 antichità per un valore di quasi 6 milioni di dollari dal Cleveland Museum of Art, dal J. Paul Getty Museum, dal Fordham Museum of Greek, Roman and Etruscan Art, dal Museum of Fine Arts di Boston, dal museo d’arte dell’Università di Princeton e da altre istituzioni. Molti dei reperti, venduti illegalmente, sono stati restituiti all’Italia.
Il mandato di arresto internazionale
Matthew Bogdanos, capo dell’unità per il traffico di antichità del procuratore distrettuale di Manhattan, scrive il New York Times, chiederà all’Interpol di estendere il mandato di arresto a livello internazionale, permettendo alle autorità di tutto il mondo di trattenere Almagià. Il mercante, 73enne, è accusato di «aver cospirato per frodare acquirenti, vittime innocenti vendendo loro beni rubati come se fossero legittimamente presenti sul suolo statunitense, ricettazione e riciclaggio». Nelle 80 pagine degli atti degli inquirenti, depositate in tribunale, Almagià viene descritto come un commerciante disinvolto che vendeva o donava manufatti di valore a importanti musei e collezionisti, ma che agiva anche sotto una copertura dopo che le autorità italiane avevano iniziato a sospettare decenni fa che avesse avuto a che fare con dei ladri di tombe. Il 73enne teneva, inoltre, due registri – rinominati dagli inquirenti “Green Book”, il libro verde, e l’altro “Yellow Book”, il libro giallo – dove annotava tutti gli oggetti trafugati e che aveva trafficato fra Stati Uniti e Italia.
«Sono vittima di una persecuzione»
In un’intervista a Repubblica, Almagià si è descritto come «una vittima di persecuzione». «Mi hanno accusato di aver nascosto la Renault rossa in cui è stato ucciso Aldo Moro o di essere in contatto con la banda della Magliana – dice – Vengo messo in mezzo perché ho deciso di combattere questo sistema», afferma il mercante, respingendo le accuse. E sul mandato di arresto nei suoi confronti, Almagià afferma di «essere caduto dalle nuvole: me lo ha detto il giornalista del Nyt. Ma io – continua – non ho fatto nulla, non ho mai avuto una galleria, un negozio».
Foto copertina: sito Edoardo Almagià