Albania, i Cpr sono vuoti: «Al massimo arriveranno 30-40 persone». E la Corte dei Conti indaga sui costi
La nave Libra pronta a pattugliare i mari e a salpare per Gjader e Shengjin. E la Corte dei Conti che indaga per eventuale danno alle casse erariali. La partita dei Cpr in Albania ricomincia mentre le Organizzazioni Non Governative e le opposizioni parlano di un costo pari a 20 mila euro a migrante. Smentendo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che aveva dato cifre diverse in Parlamento. Tutto parte da quanto accaduto a metà ottobre: i 16 naufraghi portati nel centro di permanenza e di rimpatrio e poi in Italia dopo la sentenza del tribunale di Roma. Quattro di loro perché vulnerabili. Gli altri per il conflitto con la normativa europea e la sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue. Ma sulle strutture pende anche il rinvio pregiudiziale di Bologna.
I soldi e i migranti
All’attenzione dei magistrati contabili ci sono due esposti presentati da parlamentari di Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Che verranno integrati in caso di nuovi trasferimenti. «Portare in Albania migranti provenienti da paesi non sicuri secondo quanto stabilito dalla sentenza della corte di giustizia europea ci farebbe trovare per una seconda volta di fronte ad un comportamento illegittimo del governo che configurerebbe un danno erariale», dice il capogruppo M5s in Commissione Affari Costituzionali Alfonso Colucci. La nave Libra intanto è salpata già sabato. Nonostante i tecnici sostengano che il decreto paesi sicuri non cambi le cose più di tanto dal punto di vista giuridico. Mentre per la risposta della Cgue si dovranno attendere i primi mesi del 2025. In base a quanto riferito dal ministero dell’Interno lo stanziamento previsto, che secondo il ministro Piantedosi «potrà rivelarsi anche superiore ai costi effettivi», è riferito all’arco di cinque anni con un budget di 134 milioni all’anno
La spesa complessiva
La spesa complessiva si aggirerebbe sui 670 milioni. Una stima per difetto, secondo le opposizioni. Mentre per il governo si tratta di «un investimento» che consentirà di abbassare le spese per la gestione della prima accoglienza straordinaria. Che oggi sono pari a circa un miliardo e 700 milioni all’anno. Nove milioni di euro sono stanziati per il vitto e l’alloggio delle forze di polizia italiane, ovvero circa 300 persone. In particolare per le strutture alberghiere a Shengjin, dove è presente l’hotspot, con alloggio in camere singole, ristorazione e connessi servizi per un costo giornaliero per ogni singolo agente di 80 euro. Secondo le opposizioni invece la spesa arriverà a un miliardo di euro.
I cani e la tartaruga
Intanto a Gjader, spiega Repubblica, ci sono undici agenti della polizia penitenziaria. Insieme a loro tre cani adulti, un cucciolo e una tartaruga di terra. I cani da poco hanno anche un recinto e una cuccia coperta ciascuno. Il centro è costato 33 milioni di euro. I moduli vengono sorvegliati 24 ore su 24 con il personale che si alterna su tre turni. Non c’è ancora nessuno. Ma questo per ora è un dettaglio. Il Corriere dice che, secondo indiscrezioni, si punta a un massimo di 30-40 persone. Per motivi di sicurezza, innanzitutto: perché la Libra è una nave militare con poco spazio, non attrezzata per i trasbordi. E per la nazionalità: i tunisini potrebbero rivelarsi poco gestibili perché sanno di avere più chance di essere rimpatriati, dati gli accordi vigenti tra Roma e Tunisi.