Daniela Missaglia, l’avvocata del divorzio di Chiara Ferragni da Fedez: «Ci sono anche uomini abusati. Ma non sanno di esserlo»
Daniela Missaglia è l’avvocata citata nel dissing di Fedez contro Tony Effe su Chiara Ferragni. «Di’ al tuo avvocato che mi ha contestato un tentato suicidio / Che chiedo scusa, che chiedo venia, per procurato fastidio», è il verso che la chiama in causa. D’altro canto ha assistito l’influencer nel divorzio dal rapper. Ma della vicenda non vuole parlare. Anche se dice la sua su Chiara: «Ho trovato una persona semplice ed educata, con domande pratiche a cui voleva dare una risposta. Aveva bisogno di molti consigli, soprattutto per tutelare i piccoli figli e ho costruito con lei un rapporto di fiducia». La prima questione che ha affrontato è l’esposizione dei figli della coppia sui social. Sulla quale si è trovato subito un accordo.
I figli di Ferragni e Fedez
Anche se la legale non rinuncia a togliersi un sassolino dalla scarpa: «Personalmente sposo la linea del Garante della privacy di non esporre i minori. Vero è che se dal concepimento fino alla separazione si è condiviso con il marito la scelta di pubblicare l’immagine dei figli, il cambio di impostazione mi pare tardivo e strumentale». Lei ha assistito anche Nina Moric nel divorzio da Fabrizio Corona: «Un periodo turbolento. Ricordo un’udienza di separazione molto faticosa: passai dal retro del Tribunale per evitare tutti giornalisti, ma arrivata al sesto piano, dove c’era l’aula, era pieno di fotografi. Fu imbarazzante scoprire poi che Corona era arrivato in udienza con una penna con una telecamera nascosta». E ancora: Stefano Ricucci e Anna Falchi, Gigi Buffon ed Alena Seredova: «In entrambi i casi assistevo i mariti. Quella di Ricucci iniziò come una separazione giudiziale e poi finì con una consensuale: cerco sempre di mettere pace. Ma non consiglio mai ai clienti di firmare un accordo che diventa un cappio al collo: Gigi Buffon in separazione aveva ecceduto in generosità. Abbiamo rivisto l’accordo e lo abbiamo reso equilibrato».
Gli uomini abusati
Anche lei è divorziata: «Sì, mi sono sposata a 23 anni con un uomo che ho incontrato nelle aule universitarie: eravamo entrambi giovani, abbiamo avuto tre bambini. Un matrimonio complesso e totalizzante: ho iniziato ad esercitare la professione solo una volta che mi sono separata. Sognavo di fare la biologa marina, poi anziché immergermi nella grande bellezza ho deciso di esplorare gli abissi delle patologie familiari». E dice che ci sono anche uomini abusati: «Quando ho iniziato non dormivo la notte per le storie di figli compromessi dalle separazioni: ho avuto clienti morti per tumore alla testa scatenati da accuse infamanti di mogli senza scrupoli, o casi di abusi sessuali in famiglia negati e poi certificati dalle consulenze. Ho assistito donne d’alta società che si sono viste rovesciare la pattumiera in testa davanti ai figli».
La sindrome di Stoccolma
Ci sono anche uomini abusati che «spesso non sanno di esserlo: a differenza delle donne raccontano subito come stanno le cose e lasciano intravedere anni di recriminazioni, di frasi come “sei un buono a nulla”, “sei un fallito”… Violenza psicologica». La donna sopporta per mancanza di indipendenza economica. L’uomo «per la sindrome di Stoccolma: chi non è accettato ed è oggetto di umiliazioni ha bisogno di avere l’approvazione della partner abusante. Può avere anche altre storie, ma quella donna è il suo faro». E ci sono quelli rovinati dal divorzio: «Ci sono ingiustizie familiari e purtroppo l’impatto più forte ricade su chi ha lo stipendio fisso: quando la moglie decide di separarsi hanno un mutuo acceso e devono pagare l’assegno di mantenimento per coniuge e figli e un nuovo affitto. Molto spesso si ritrovano senza un euro a fine mese».