Elezioni in Moldavia, vince la presidente filo-Ue Maia Sandu. Ma le urne raccontano un paese spaccato a metà
La presidente europeista Maia Sandu ottiene un secondo mandato alla guida della Moldavia. Si è aggiudicata il ballottaggio delle elezioni presidenziali con oltre il 55 per cento dei voti, battendo il candidato sostenuto dai socialisti filo-russi Alexandru Stoianoglo. «Moldavia, hai vinto!», ha rivendicato la leader del Partito di Azione e Solidarietà (PAS) dal suo quartier generale. «Oggi, cari moldavi, – continua – avete dato una lezione di democrazia degna di apparire nei libri di storia, oggi avete salvato la Moldavia!». Un risultato, quello di ieri, raggiunto dopo un iniziale testa a testa sul filo del voto, che ha visto il candidato pro-Russia partire in vantaggio nei primi dati parziali, per poi perdere terreno a favore dell’attuale presidente. Che ha ottenuto la vittoria soprattutto grazie al voto della capitale Chișinău e della diaspora tradizionalmente filo-Ue.
Bruxelles e Parigi si congratulano
Tra i primi a salutare la vittoria di Sandu, il presidente francese Emmanuel Macron che ha sottolineato come la «democrazia» abbia «trionfato su tutte le interferenze», mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è detta «felice di continuare a lavorare» con la presidente per un «futuro europeo» della Moldavia. La partecipazione al voto è stata maggiore rispetto al primo turno, sia in Moldavia che all’estero. Mentre le forze dell’ordine hanno aperto un’inchiesta sulla presunta organizzazione da parte della Russia di «trasporti organizzati» con voli e bus per spingere i moldavi residenti sul suo territorio a votare in Bielorussia, Azerbaigian e Turchia.
Un Paese spaccato a metà
Sebbene le urne sembrano fugare ogni dubbio sul percorso della Moldavia facendo rientrare il rischio di riportare l’ex repubblica sovietica nell’orbita della Russia, il risultato sul filo del rasoio conferma la fotografia di un Paese spaccato a metà. Chi guarda all’Occidente, e chi sente forti i legami con l’eredità russa. Sopratutto nelle zone rurali e in due regioni, la provincia separatista della Transnistria e la Gagauzia autonoma, fortemente orientate verso Mosca. La spaccatura emerse chiaramente due settimane fa, in concomitanza con il primo turno delle presidenziali, quando i moldavi si sono recati alle urne per il referendum consultivo che chiedeva di inserire nella Costituzione l’impegno ad aderire all’Unione europea. Anche lì, vinse il sì: ma per un soffio.