Green Deal, centinaia di associazioni e aziende scrivono a von der Leyen: «Nessun passo indietro sulle politiche per il clima»
I numeri sono importanti: 180 ong e 60 aziende. La richiesta è chiara: nessun passo indietro sul Green Deal. Nel giorno in cui a Bruxelles iniziano le audizioni dei commissari-designati del prossimo esecutivo Ue, si moltiplicano gli appelli rivolti a Ursula von der Leyen affinché non rinneghi gli impegni per l’ambiente e per il clima sottoscritti nei suoi primi cinque anni di mandato. Sulla scrivania della presidente della Commissione europea sono arrivate oggi due lettere. La prima porta la firma di 180 associazioni non governative, che chiedono di tenere la barra dritta sul Green Deal. La seconda viene invece dal mondo delle imprese, con 60 marchi che hanno deciso di esporsi pubblicamente in difesa delle politiche europee per l’ambiente, compresi alcuni colossi del calibro di Ikea, Nestlé e H&M.
L’appello delle aziende
Dei due documenti, a sorprendere è soprattutto quello firmato dalle aziende, che in genere sono molto meno inclini a esporsi politicamente rispetto ad associazioni e ong. Nella lettera indirizzata a von der Leyen, sessanta marchi chiedono alla Commissione europea di tirare dritto sul Green Deal. Perché regole più stringenti a favore del clima e della natura, si legge nell’appello, «non rappresentano un problema ma una parte vitale della soluzione». Tra i firmatari della lettera ci sono anche alcune aziende molto note al pubblico, tra cui Decathlon, H&M, Ikea, Nestlé e Patagonia. Le imprese ricordano il forte impatto economico degli eventi meteo estremi in Europa, resi più frequenti e violenti dai cambiamenti climatici: dal 1980 al 2022 la stima è di 650 miliardi di euro di danni. Per evitare che il conto diventi sempre più salato, avvertono le aziende, l’Unione europea dovrebbe continuare a premere l’acceleratore sulle politiche per il clima. «La deregolamentazione – continua l’appello -, attraverso l’abbassamento degli standard ambientali o sociali, il rinnegamento degli impegni internazionali o la riduzione dell’ambizione climatica dell’UE, minaccia il quadro giuridico stabile e prevedibile da cui dipendiamo».
E quello delle ong
La lettera firmata dalle 180 ong, capitanate da Wwf Europe, denuncia la direzione politica verso cui sembra muoversi il nuovo esecutivo europeo. «Affrontare le crisi del clima, della biodiversità e dell’inquinamento sta perdendo la priorità a favore delle richieste dell’industria», denunciano le associazioni europee. Tra i firmatari ci sono nomi provenienti da ogni Paese europeo, compresi gli italiani Slow Food, Kyoto Club, Lipu e non solo. La lettera inviata a Ursula von der Leyen contiene sette richieste ben precise: nessun passo indietro sulle leggi a tutela dell’ambiente e della salute pubblica, riconoscere la triplice crisi planetaria (cambiamenti climatici, perdita della biodiversità, inquinamento atmosferico), supportare l’implementazione del Green Deal, promuovere la partecipazione pubblica, migliorare la collaborazione tra i settori chiave per ridurre le emissioni (trasporti, agricoltura, pesca e non solo), allocare fondi pubblici per finanziare la transizione ecologica. La settima e ultima richiesta è quella più di stretta attualità, perché riguarda direttamente le audizioni dei commissari nominati da von der Leyen per la prossima legislatura europea. «I commissari con precedenti legami con governi o partiti politici che si opponevano alle normative ambientali devono essere ritenuti responsabili e respinti dal Parlamento, nel caso in cui non siano in grado di dissociarsi dalle posizioni precedenti», scrivono le associazioni.
November 4, 2024
In copertina: La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (EPA/Olivier Matthys)