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Inchiesta dossieraggi, Licia Ronzulli in Procura come teste: «Mai chiesto nessun controllo»

04 Novembre 2024 - 13:03 Alba Romano
licia ronzulli inchiesta dossieraggi hacker equilize
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La vicepresidente del Senato compare negli atti in un dialogo tra il titolare di Equalize e il super poliziotto Carmine Gallo

«Sono nella posizione di parte lesa, in quanto oggetto di un possibile ricatto». Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, è stata sentita oggi, lunedì 4 novembre, dai pm di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla società di investigazioni Equalize e sui presunti dossieraggi tramite accessi “fantasma” a banche dati istituzionali. Il confronto con i pm della Dda milanese è stato richiesto dalla stessa vicepresidente del Senato, dopo che negli atti il suo nome era comparso in un’intercettazione. Ronzulli ha ribadito la posizione già sostenuta negli scorsi giorni: di non aver mai commissionato «alcun controllo» a Enrico Pazzali, titolare di Equalize e presidente autosospeso di Fondazione Fiera Milano, e all’ex super poliziotto Carmine Gallo, ora ai domiciliari. Anzi, avrebbe aggiunto la senatrice: «Mi riservo di adire le vie legali». Dopo il colloquio richiesto agli inquirenti, Ronzulli ha chiarito: «Le ricostruzioni degli ultimi giorni che mi hanno riguardata sono fantasiose. In primis perché questo presupporrebbe che fossi stata a conoscenza che Pazzali avesse una agenzia investigativa, quando invece ha scoperto tutto dagli organi di stampa in questi giorni. In secondo luogo, perché non avrei avuto alcun motivo a chiedere informazioni su una professionista che stimo, ripeto, e che è una persona che conosco da tantissimi anni, da tantissimo tempo». E ha aggiunto: «Se sono stati chiesti dei controlli su di lei, sono stati fatti in totale autonomia da qualcun altro, non so con quale obiettivo sia stato chiesto, ma non escludo che magari per cercare qualcosa che potesse screditarla».

La prima intercettazione “generica”

I riferimenti a Licia Ronzulli nelle intercettazioni sono in realtà due, anche se il nome viene fatto una sola volta. Il 18 luglio 2022 è registrata la richiesta di Pazzali al socio Gallo: «Mi controlli un nominativo di una signora che mi ha girato Forza Italia?». La signora in questione è la manager Simona Gelpi, all’epoca manager del settore comunicazione di Autogrill. L’obiettivo, continua il titolare della società Equalize, è capire se la donna è «in qualche roba con Berlusconi… non so… avrà una quarantina d’anni. E comunque lavora in Autogrill… guarda che non ci sia qualche roba con Berlusconi… qualcosa del genere». Il riferimento è a un presunto coinvolgimento di Gelpi nell’inchiesta sulle cosiddette “cene eleganti” di Silvio Berlusconi.

La «paura» per Licia Ronzulli e la presunta richiesta di dossier

Un’ipotesi che, il giorno seguente, viene smentita dagli stessi due interlocutori. Dopo che Pazzali fa riemergere i dubbi («Mi sembrava che…non vorrei che fosse da giovane una delle letterine, quelle robe lì»), è Gallo in persona che fuga ogni dubbio: «Non ha mai fatto nulla da giovane, si è sempre occupata di comunicazione, quindi non è assolutamente…non ha mai fatto parte di quello staff lì». Ed è proprio in questa telefonata che compare il nome di Licia Ronzulli. E che, da un semplice “background check” apparentemente deciso in autonomia da Pazzali, la questione sembra complicarsi. Secondo quanto dice il presidente di Fondazione Fiera Milano, infatti, la richiesta di approfondimenti (con tanto di «relativo report») su Gelpi sarebbe arrivata direttamente dalla senatrice di FI: «Mi arriva, mi arriva dalla Ronzulli, mi fa un po’ paura».

Ronzulli nega tutto

È proprio questa la ricostruzione che Licia Ronzulli ha smentito di fronte alla Procura di Milano. Si tratterebbe – secondo lei – di un’azione «di esclusiva iniziativa» di Enrico Pazzali, che avrebbe «deciso di commissionare un’indagine su una professionista soltanto perché di mia conoscenza». Ronzulli non è indagata, ed è stata sentita come persona informata sui fatti, quindi come teste in fase di indagini.

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