I magistrati in assemblea avvertono il governo: «Il clima di tensione non è più sostenibile e va stemperato»
I giudici del tribunale di Bologna iscritti all’Associazione nazionale magistrati hanno convocato un’assemblea a cui hanno partecipato anche dei membri del Consiglio superiore della magistratura. «Il clima di scontro», come lo ha definito il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, «non è più sostenibile». Un messaggio al governo Meloni e ai rappresentanti dei partiti di centrodestra che, nelle ultime settimane, stanno attaccando quelle toghe che si sono occupate di immigrazione. Nello specifico, le invettive dei politici hanno riguardato le decisioni di non convalidare il trattenimento di alcuni migranti in Albania e di rinviare alla Corte di giustizia dell’Unione europea il decreto Paesi sicuri. Il provvedimento era stato vagliato in un Consiglio dei ministri urgente proprio per togliere ai magistrati la possibilità di ritenere pericolosi, per alcuni richiedenti asilo, Stati come il Bangladesh e l’Egitto.
La richiesta del Csm di aprire una pratica contro «dichiarazioni fortemente polemiche di titolari di altissime cariche istituzionali»
All’incontro non ha partecipato il magistrato Marco Gattuso, il presidente del collegio bolognese che ha spedito alla Corte di giustizia Ue il decreto dell’esecutivo. La sua assenza è motivata dalla volontà di «evitare personalizzazioni» sui temi all’ordine del giorno. L’assemblea, composta da moltissimi magistrati, avvocati e cittadini, gli ha comunque tributato una standing ovation e un lungo applauso. Tra i presenti, invece, si segnalano diversi consiglieri del Csm. I rappresentanti togati dell’organo di autogoverno della magistratura, sempre oggi – 4 novembre – hanno depositato la richiesta di apertura di una pratica a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati del collegio giudicante del tribunale di Bologna. Nel testo, firmato da tutte le correnti del Csm – con l’eccezione di tre giudici di Magistratura indipendente – e da tre membri laici, si legge che le «dichiarazioni fortemente polemiche di titolari di altissime cariche istituzionali – stanno determinando – una inaccettabile pressione sui giudici e un obiettivo condizionamento per quelli che in futuro si dovranno occupare delle medesime questioni; essa, pertanto, vulnera l’indipendenza dell’intera magistratura».
Perché Meloni e Salvini hanno criticato Gattuso
Oltre al rinvio alla Corte di giustizia dell’Unione europea del decreto Paesi sicuri, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e molti altri esponenti di destra hanno criticato le parole utilizzate nella missiva da Gattuso e dalle toghe a latere del tribunale di Bologna in composizione collegiale. Lo scorso 18 ottobre, un cittadino del Bangladesh, dopo che la sua richiesta di protezione internazionale è stata ritenuta infondata proprio a causa del decreto, ha presentato ricorso al tribunale di Bologna. Così i giudici hanno posto dei quesiti sul tema alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Nella prima interrogazione, in particolare, hanno fatto un parallelismo con la Germania di Adolf Hitler che non è piaciuto al governo: «Si potrebbe dire, paradossalmente, che la Germania sotto il regime nazista era un Paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca. Fatti salvi gli ebrei, gli omosessuali, gli oppositori politici, le persone di etnia rom ed altri gruppi minoritari, 60 milioni di tedeschi vantavano una condizione di sicurezza invidiabile. Se si dovesse ritenere sicuro un Paese quando la sicurezza è garantita alla generalità della popolazione, la nozione giuridica di Paese sicuro si potrebbe applicare a tutti i Paesi del mondo. E sarebbe dunque una nozione priva di consistenza giuridica».
Santalucia: «Non abbiamo paura e non ci lasciamo intimidire»
Tornando ai contenuti dell’assemblea, il discorso del presidente Santalucia si è aperto con un appello: «Chiediamo di poter esercitare il nostro ruolo delicatissimo senza subire condizionamenti di sorta». Ha ringraziato i colleghi bolognesi per l’organizzazione della riunione, avvenuta «in un momento cosi delicato per il rapporto tra la giurisdizione e gli altri poteri dello Stato». La «composta indignazione» nei confronti del governo, poi, Santalucia l’ha spiegata così: «Non è questione di una corporazione che si sente attaccata, ma di tutelare la giurisdizione». L’auspicio è che finiscano gli attacchi del centrodestra ai «colleghi di volta in volta presi di mira, con un tentativo che va censurato di mettere insieme fatti che non c’entrano nulla, anche di vita privata, per disegnare la figura del magistrato nemico del popolo e consegnarlo all’immagine pubblica». L’assemblea, ha sottolineato il presidente, è nata dalla «necessità di riaffermare che noi vogliamo continuare ad essere giudici indipendenti e autonomi. Non abbiamo paura e non ci lasciamo intimidire. Non è una volontà di scontrarsi, ma delinea proprio l’auspicio che questo scontro cessi. C’è un clima di tensione, di scontro che non è sostenibile e va stemperato». E ha concluso: «La funzione giudiziaria deve essere rispettata per quello che è, ovvero un potere indipendente dal governo che non può soggiacere alle attese del governo, anche se il tema dell’immigrazione è un tema centrale nelle politiche governative, ma non ci si può attendere dai magistrati che siano consonanti rispetto alle politiche di governo».