«Egitto e Bangladesh Paesi non sicuri»: i giudici di Catania annullano il trattenimento di 5 persone migranti. La nave Libra riparte per l’Albania
«Egitto e Bangladesh non sono Paesi sicuri». Con questa motivazione, il tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento di 5 persone migranti: tre egiziani e due bengalesi. «Una lista di “Stati sicuri” non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di tale «designazione con il diritto dell’Unione europea», scrivono i giudici. Si tratta della prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto legge del governo Meloni, approvato in tutta fretta lo scorso 21 ottobre. Insorge il vicepremier Matteo Salvini, che accusa: «Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo!». Intanto, la nave della Marina “Libra” ha effettuato un altro trasbordo ed è ripartita da Lampedusa verso i Centri di permanenza per i rimpatri dell’Albania.
Scontro giudici-governo
Lo scontro giudici-governo continua: non è stato risolutivo il decreto, voluto fortemente da Giorgia Meloni, dopo la bocciatura del trattenimento dei primi 12 migranti portati in Albania. L’obiettivo era superare con un provvedimento di legge la sentenza della Corte di giustizia dell’Ue (CGUE) dello scorso 4 ottobre che ha fissato paletti più stringenti perché un Paese possa ritenersi sicuro. Martedì scorso il tribunale di Bologna ha rinviato proprio all’istituzione Ue il caso di un cittadino del Bangladesh che aveva richiesto protezione internazionale. Per i giudici emiliani era, infatti, indispensabile chiarire quale fosse il parametro su cui individuare i cosiddetti Stati sicuri, di provenienza delle persone migranti, e se il principio del primato europeo imponga di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria su quella nazionale.
La decisione del Tribunale di Roma
Una decisione simile a quella di Bologna è stata presa anche dal tribunale di Roma, che ha sospeso l’efficacia del diniego della richiesta di asilo di uno dei 12 migranti che erano stati trasferiti in Albania. Anche in questo caso il decreto è stato rinviato alla Corte di giustizia europea sollecitando una risposta urgente. «Non sfuggirà alla Corte la grave crisi istituzionale provocata in Italia dalle prime decisioni dei tribunali di non convalidare provvedimenti di trattenimento nelle procedure di frontiera», scrive la presidente di sezione Luciana Sangiovanni. Inoltre diversi tribunali hanno rilevato «gli aspetti critici di tale “esperimento” (il riferimento è alle nuove procedure di frontiera italiane, non solo in Albania, ndr) e ne hanno minato l’operatività». Le sentenze «sono state fortemente criticate dal governo tanto da suggerire l’adozione del decreto legge 158/2024, il cui contenuto innovativo è però anch’esso oggetto di quesiti pregiudiziali». Nelle scorse settimane la stessa sezione immigrazione non aveva convalidato il trattenimento dei dodici migranti nel Cpr italiano in Albania: ordinanze a cui era seguito nei giorni successivi il decreto legge varato dal governo.
Cosa dice il provvedimento del giudice
Ma oggi sono stati i giudici di Catania ad infliggere un nuovo colpo al provvedimento del governo. «In Egitto – scrivono – ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico». La decisione è del presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher. Il magistrato ha voluto ribadire la necessità, nel valutare il trattenimento, di esaminare la qualifica data all’Egitto, Paese governato in modo autoritario dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, con il decreto legge del 23 ottobre 2024, che lo include «in una lista che non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali». Ma per il tribunale questa «qualificazione non esime il giudice dall’obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell’Unione europea, obbligo affermato in modo chiaro e senza riserve dalla Corte di giustizia europea nella sentenza della Gran Camera del 4 ottobre 2024».
Il presidente Escher scrive che «in Egitto esistono gravi violazioni di diritti umani che, in contrasto con il diritto europeo citato, persistono in maniera generale e costante e investono non soltanto ampie e indefinite categorie di persone (come dimostra l’inserimento tra le eccezioni della categoria dei “difensori dei diritti umani”, che individua l’esistenza di violazioni dei diritti di soggetti che agiscono per la stessa tutela dei diritti dell’uomo) ma anche il nucleo delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in sui ci inserisce la nozione di Paese sicuro secondo la direttiva europea». La legale del richiedente ha ripreso il provvedimento del Tribunale di Catania per spiegare che «il decreto non va applicato perché l’Egitto non è un paese sicuro per svariati motivi derivanti dalle schede per la determinazione del ministero degli Esteri, e, ancora una volta, afferma che in Italia il diritto di asilo è previsto dall’articolo 10 della Costituzione e nessuna legge ordinaria lo può scalfire». Analoga valutazione è stata fatta per il Bangladesh e non è così stato convalidato il trattenimento di cinque richiedenti asilo.
Foto di copertina: ANSA/DONATO FASANO