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È morto Quincy Jones: addio all’iconico trombettista jazz e compositore che ha prodotto “Thriller”

quincy jones michael jackson thriller
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Ha scritto temi diventati standard e arrangiato melodie per i grandi del jazz e del pop. Poi la svolta elettrica

Quincy Jones è morto. Aveva 91 anni ed è deceduto ieri, 3 novembre, a Los Angeles. Il trombettista, compositore, arrangiatore e produttore è entrato nella storia della musica jazz e del pop. Prima scrivendo e arrangiando temi per big band e poi producendo gli album di Michael Jackson, tra cui il plurivenduto Thriller. Amico e sodale di Ray Charles e Miles Davis, Jones ha anche realizzato la colonna sonora de Il Colore Viola di Steven Spielberg. La sua pietra miliare nel jazz è l’album Quintessence, mentre nel 1962 ha inciso Big Band Bossa Nova con la hit Soul Bossa Nova. Jones aveva uno stile di arrangiamento particolare e unico, che rendeva inconfondibili i suoi spartiti. E ha reso le canzoni di Thriller magnifiche con il suo gusto.

Il sodalizio con Jackson

Quincy Jones era nato a Chicago nel 1933. A dieci anni si trasferì nei dintorni di Seattle, dove era vicino di casa di Ray Charles. Vinse una borsa di studio per il prestigioso Berklee College di Boston, ma dopo un po’ abbandonò gli studi. Cominciò a lavorare con Lionel Hampton e ad arrangiare dischi con quello di Helen Merrill e Clifford Brown. Poi lavorò con Count Basie e Sarah Vaughan. Il primo contratto di prestigio nel jazz arrivò con Dizzie Gillespie, prima dei riconoscimenti per le colonne sonore e i dischi con cantanti del calibro di Frank Sinatra. L’incontro con Jackson risale agli anni Settanta, sul set di The Wiz. Jones lavorò ai primi tre album di Jackson: Off The Wall, Thriller e Bad. Poi la rottura, della quale nessuno dei due ha mai spiegato il motivo. Ha prodotto anche We Are The World e ha pubblicato anche un’autobiografia: Q. Nel 2007 ha pagato il suo tributo a Ennio Morricone eseguendo con Herbie Hancock Il Buono, il Brutto e il Cattivo nell’album tributo We all love Ennio Morricone. Risale al 2022 la collaborazione con The Weeknd per l’album Dawn Fm.

I 27 Grammy

Nella sua carriera Quincy Jones ha vinto 27 Grammy Awards. Tra le sue produzioni visive c’è anche Il Principe di Bel Air, che ha lanciato Will Smith. Nella sua vita ha incontrato molte celebrità, tra cui Pablo Picasso, Giovanni Paolo II e Nelson Mandela, di cui ha organizzato il 90esimo compleanno in musica. Per un periodo si è ritirato in un’isola del Pacifico con Marlon Brando per curare un crollo nervoso. Jones ha perso la madre da piccolo: aveva 7 anni quando è stata trasferita in un istituto psichiatrico. Il padre faceva il falegname, si è risposato e si è trasferito a Bremerton, dove il piccolo Quincy aveva cominciato a dedicarsi alla carriera di piccolo criminale quando ha scoperto la musica. La leggenda narra che sia successo nell’occasione di un furto in un centro commerciale, quando vide per la prima volta un pianoforte.

Gli inizi

Ha cominciato a suonare la tromba a 13 anni con il rhythm and blues nei locali notturni. L’incontro con Charles, un paio d’anni più giovane, gli aprì le porte ai rudimenti di teoria musicale e arrangiamento. Il primo tour è con la band di Hampton quando era ancora adolescente. Nella sua biografia ha scritto che la musica «era l’unico mondo che mi offriva la libertà. La musica mi ha reso completo, forte, popolare, autosufficiente e cool». In seguito è stato assunto alla Mercury Records di New York, dove divenne uno dei primi manager neri in una casa discografica di proprietà di bianchi. Il primo singolo di successo fu It’s My Party di Lesley Gore, che scalò la classifica della musica pop americana nel 1964.

Quincy Jones e il pop

Negli anni ha dovuto sopportare accuse di tradimento per il suo lavoro nel pop. «La motivazione di fondo per qualsiasi artista, che si tratti di Stravinsky o Miles Davis, è quella di fare il tipo di musica che vogliono e che tutti la comprino», disse in seguito a Rolling Stone. La sua prima colonna sonora fu per The Pawnborker di Sidney Lumet. Ha arrangiato il successo di Sinatra Fly Me to the Moon di cui l’astronauta Buzz Aldrin ha fatto ascoltare una registrazione su cassetta durante il primo sbarco sulla luna nel 1969. Nel 1991 il suo disco “Back on the Block” ha vinto il Grammy per l’album dell’anno.

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