La ragazzina che ha accoltellato un compagno a scuola «ha problemi di autolesionismo, può fare male anche agli altri»
La ragazzina di 12 anni che ha accoltellato un compagno di classe alla scuola media Vivaldi di via Giovanni Prati non è imputabile. Perché ha meno di 14 anni. Ma la procura di Roma ha comunque inviato una relazione al tribunale dei minorenni in cui si ipotizza il reato di lesioni personali. Secondo la ricostruzione circolata nelle scorse ore la 12enne ha colpito il ragazzino subito dopo aver varcato la soglia del cancello della scuola. E lo ha fatto perché venerdì scorso lui l’avrebbe denunciata mentre copiava durante una verifica alla prof. Facendole anche prendere una nota sul registro. La ragazzina ha chiamato il 112 chiedendo aiuto per la vittima subito dopo averla colpita. Intanto i compagni di scuola la definiscono una “Emo”. «Ha solo un’amica che è come lei. Stanno sempre e solo loro due», è il racconto al Messaggero.
Una Emo
Nell’istituto del centro di Santa Maria delle Mole in via Appia i compagni di classe dicono che si tratta di una ragazzina «particolare». E che ha problemi di autolesionismo. «Se si fa male da sola può farlo anche agli altri», racconta un amico d’infanzia del 12enne colpito. «La conoscevo di vista perché non è una tipa che chiacchiera. Non lo fa nemmeno con i compagni di classe», sostiene. Secondo alcuni è cambiata nel corso degli anni: «Prima non era così. Alle elementari era come tutti noi. Ci parlavo e ci scherzavo. Poi quando è arrivata alle medie ha cominciato a non socializzare con nessuno e a stare per i fatti suoi». E ancora: «Pian piano è diventata Emo. In prima media lo era un po’ e adesso che fa la seconda tantissimo». Mentre secondo alcuni «il suo carattere è peggiorato per via dei problemi a casa. Ma non so bene di cosa si tratti».
La madre
La madre della ragazzina invece dice di non aver notato nulla di strano la settimana scorsa: «Era come gli altri giorni, il papà l’ha accompagnata come faceva tutte le mattine, la scuola è al di là della via Appia, una strada trafficata, pericolosa, abbiamo sempre preferito che venisse in auto con noi. Oggi, quando si è svegliata era assolutamente normale, non c’era nulla che potesse far presumere quello che è successo, una tragedia di cui non sappiamo darci una minima spiegazione». E aggiunge: «L’abbiamo rimproverata, le ho detto che non poteva fare di peggio, che tutti abbiamo copiato nella vita, ma una cosa del genere, accoltellare un compagno di classe, non può trovare alcuna giustificazione. Potevo capire, per quanto fosse lo stesso sbagliato, mettere le mani addosso, ma arrivare a portare a scuola un coltello…».
Come sta
Adesso la ragazzina «Sta nella sua camera, sul letto, sta male ora che ha acquisito la consapevolezza di quello che ha fatto, non sa darsi nemmeno lei una spiegazione a una reazione così violenta». Riguardo l’andamento scolastico «ero andata qualche settimana prima ai colloqui, i docenti mi avevano detto che andava bene. Non c’era stato pertanto nessun segnale nemmeno da parte della scuola che potesse in qualche modo allarmarci. Anche in grammatica andava bene». Riguardo l’espulsione invece «so che ci saranno conseguenze, certo, non potrebbe essere diversamente, domani ci sarà un incontro a scuola con il Preside dell’Istituto, probabilmente verrà espulsa, capisco anche la grande preoccupazione provata dai genitori a sapere che c’era una ragazzina con un coltello a scuola…».
Nessun precedente
E nel passato mai erano emersi comportamenti del genere: «No, mai, era molto timida, anzi la nostra preoccupazione era che potesse lei avere problemi, perché era molto introversa, un po’ chiusa e non parlava molto. Ma in cosa avrò mai sbagliato, possibile che i figli possano cambiare così improvvisamente. È sempre stata seguita, è la nostra unica figlia. Ha un bel rapporto anche con i nonni, hanno solo lei e sono stati sempre molto presenti. Non so più cosa pensare, sono distrutta, noi genitori cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, ma poi ci ritroviamo di fronte a certe situazioni inverosimili. Ora devo proprio andare, non riesco più a dire niente».