Usa 2024, la contraddizione dei 5 stelle: esaltano Trump per il pacifismo, ma dimenticano il suo sodalizio con la lobby delle armi
Donald Trump ha vinto le elezioni Usa 2024. Nel centrosinistra italiano, l’unico partito che ha avuto difficoltà nell’appoggiare Kamala Harris è stato il Movimento 5 stelle. E infatti gli accoliti di Giuseppe Conte, oggi 6 novembre, sono stati i primi dell’alveo progressista a congratularsi con il repubblicano per l’investitura a 47esimo presidente degli Stati Uniti. Sia negli auguri del leader, che invita il neoeletto a «fermare le guerre in corso», sia nella nota degli europarlamentari, l’auspicio è che il tycoon riesca a porre fine ai conflitti. Tra le righe dei loro comunicati, emerge un’elevazione di Trump a idolo del pacifismo. Come se il successo del repubblicano sia preferibile a quello della democratica affinché terminino le guerre in Ucraina e in Medio Oriente. Ciò che i grillini sembrano dimenticare in questa schiera di congratulazioni è che Trump è sostenuto dalla National Rifle Association, la lobby delle armi, che ha legami con i produttori, ad esempio, dei fucili d’assalto impiegati tanto dai civili nelle stragi americane quanto dagli eserciti. Altra amnesia? È sempre Trump colui che ha chiesto di aumentare la spesa militare dei Paesi Nato, tra cui figura anche l’Italia.
I consiglieri del tycoon, ha reso noto Bloomberg, starebbero persino lavorando a un piano per spingere gli alleati ad alzare dal 2% al 3% del Pil gli investimenti in difesa e armamenti. Ora, come si concilia l’idea trumpiana di maggiore spesa militare con il pacifismo a 5 stelle? «La vittoria netta di Trump aprirà una riflessione nelle forze politiche europee. È innanzitutto una lezione per tutti i finti progressisti liberisti e globalisti che hanno ammainato la bandiera della pace per sposare ogni spinta guerrafondaia», hanno affermato i 5 stelle da Bruxelles, non appena l’esito dello spoglio si è fatto chiaro. Non si capisce quale «lezione» possa derivare, in termini di pacifismo, dal candidato che nella convention della National Rifle Association a Dallas, lo scorso maggio, si è descritto come «il migliore amico che i possessori di armi abbiano mai avuto alla Casa Bianca».
Sono diverse le contraddizioni che si intravedono nelle «congratulazioni» dei grillini che, a differenza degli altri partiti del centrosinistra, omettono il dispiacere per la sconfitta di Harris. E quindi, nessuna parola sulle politiche migratorie annunciate da Trump, il quale ha promesso «la più grande deportazione di immigrati della storia statunitense». Nessun biasimo dell’annuncio di «nuove trivellazioni» per estrarre più petrolio e gas, perdonando al repubblicano il suo negazionismo sul cambiamento climatico. Solo nel finale della nota brussellese c’è una chiosa critica sull’economia, adoperata in realtà più per attaccare Giorgia Meloni e Matteo Salvini: «Quando Trump imporrà dazi sui prodotti Made in Italy vogliamo vederli esultare», hanno scritto con ironia. L’unico eurodeputato del Movimento che si è distinto è stato Pasquale Tridico. All’Adnkronos, il capodelegazione grillino ha commentato: «Per me non è un bel risultato». Fine, niente auspici, niente auguri. Anzi, sugli ottimi rapporti tra Conte e Trump, Tridico ha fatto spallucce: «Io sono nel Movimento da pochi mesi. C’è un posizionamento molto chiaro del Movimento».
Che i 5 stelle covassero simpatie per Trump l’aveva certificato un sondaggio dell’istituto Piepoli pubblicato dopo il confronto televisivo tra il repubblicano e Harris. Il 54% degli elettori grillini propendevano per il tycoon, solo il 24% per la democratica, mentre gli altri preferivano non esprimersi. Guardando sempre a Bruxelles, parole più nette rispetto al comunicato dei 5 stelle sono arrivate da Manon Aubry, copresidente di The Left, gruppo parlamentare europeo nel quale sono iscritti i contiani: «Mentre i Trump europei come Viktor Orbàn si affrettano a congratularsi con Trump, tocca a noi tornare a lottare con lucidità e determinazione se non vogliamo seguire la stessa strada degli Stati Uniti». Il nuovo presidente americano, ha ricordato Aubry, «è nemico delle donne, della libertà di stampa e del clima. Il mio pensiero va a tutti coloro che subiranno gli effetti delle sue politiche devastanti in un Paese che non è mai stato così fratturato. Un pensiero anche a tutte le persone che ne subiranno gli effetti in tutto il mondo». Toni diametralmente opposti rispetto al messaggio diffuso dai grillini europei.