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Esultano i big del petrolio, crescono banche e cripto, tremano le aziende green: chi vince e chi perde con Trump presidente

06 Novembre 2024 - 18:38 Gianluca Brambilla
elezioni usa 2024 trump vincitori sconfitti
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Mercati in crescita dopo il successo del tycoon alle presidenziali americane. Tra le case automobilistiche, decolla Tesla e crollano tutti gli altri

A conti fatti, i mercati ci hanno preso più dei sondaggisti. Da settimane gli investitori avevano scommesso sulla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane, anche quando tutte le rilevazioni statistiche lo davano praticamente appaiato con la rivale Kamala Harris. Alla fine è stato proprio il tycoon ad avere la meglio, peraltro con un successo ben più ampio di quanto pronosticato. Se ne sono accorti i mercati, con Wall Street che questa mattina ha aperto in volata: Dow Jones al +3,11% e Nasdaq +1,81% e S&P 500 +1,95%. A correre in borsa è anche Truth, il social media fondato da Trump, che ha aperto con un’impennata del 25%. Ma quali sono i settori dell’economia che più beneficeranno del ritorno del candidato repubblicano alla Casa Bianca? E quali, invece, si preparano ad altri quattro anni difficili?

Tesla mette il turbo, frenano Volkswagen e Bmw

Tra i principali beneficiari della vittoria di Trump c’è senz’altro Elon Musk, che ha fatto attivamente campagna elettorale per il tycoon e donato oltre 130 milioni di dollari. In apertura dei mercati, Tesla era uno dei titoli che più hanno beneficiato del successo del candidato repubblicano. Le azioni della casa automobilistica di auto elettriche sono salite del 14%. Il motivo è presto detto: Trump non solo ha promesso un taglio delle tasse per le imprese (grandi e piccole), ma ha anche annunciato di voler mettere fine agli incentivi per le auto elettriche introdotte da Joe Biden. Se questa promessa dovesse concretizzarsi, è lecito pensare che alcuni costruttori possano rallentare la transizione verso i veicoli a batteria. Uno scenario che finirebbe per premiare Tesla, che è già al primo posto per auto elettriche vendute negli Stati Uniti e potrebbe farsi forte del vantaggio competitivo conquistato negli ultimi anni. A perdere invece sono i produttori esteri, che temono anche nuovi dazi sulle esportazioni verso gli Usa. BYD, il più grande costruttore di auto elettriche cinesi, perde oggi il 3.6% in borsa. Crollano anche i marchi tedeschi: -6,5% per Porsche, -6,4% per BMW, -5% per Mercedes e -4,9% per Volkswagen.

Esultano i big del petrolio

A esultare per la vittoria di Trump è anche l’industria dei combustibili fossili. Il successo del candidato repubblicano, che non solo è critico verso la transizione ecologica ma nega apertamente l’esistenza del cambiamento climatico, rappresenta un’ottima notizia per il settore dell’Oil&Gas. In campagna elettorale, Trump ha insistito sulla necessità di aumentare notevolmente la produzione di energia sul suolo americano. Non tramite le rinnovabili, ma espandendo le estrazioni di gas, petrolio e carbone. «Non potrei essere più emozionato dalla vittoria di Donald Trump! Questa è una vittoria monumentale per l’energia americana e per il futuro della sicurezza della nostra nazione», ha esultato Harold Hamm, magnate dell’industria petrolifera e finanziatore della campagna elettorale del tycoon.

Tremano le aziende delle rinnovabili

Per un settore che sorride, ce n’è un altro che piange. E se si guarda al mercato dell’energia, sono soprattutto le aziende di rinnovabili a tremare in vista di un ritorno di Trump alla Casa Bianca. Le azioni di First Solar sono scese del 12%, mentre Enphase Energy e NextEra Energy – altri due big del settore – sono calate rispettivamente del 10% e dell’8%. La transizione verso eolico e solare è cresciuta a ritmi senza precedenti sotto l’amministrazione Biden, grazie al maxi-pacchetto di investimenti dell’Inflation Reduction Act. Il tycoon ha promesso di voler smantellare la politica energetica del suo predecessore, compresi gli incentivi per la realizzazione di nuovi impianti di energie rinnovabili. A opporsi, però, potrebbero essere proprio alcuni esponenti del suo stesso partito. I dati mostrano infatti che sono soprattutto gli Stati governati dai Repubblicani ad aver beneficiato dei nuovi posti di lavoro creati dall’industria delle rinnovabili e delle altre tecnologie pulite.

Sorridono le banche

La vittoria di Trump è stata salutata con successo dalle banche statunitensi. Le azioni degli istituti di credito, scrive il Wall Street Journal, sono balzate soprattutto per due motivi. Il primo è che scommettono che i tassi di interesse rimarranno alti più a lungo sotto una presidenza repubblicana. Il secondo motivo ha a che fare con l’intenzione del tycoon di adottare un approccio più soft alla regolamentazione del settore bancario. JPMorgan, Bank of America e Citigroup hanno guadagnato oltre il 7% nelle contrattazioni pre-mercato.

L’euforia dei «crypto bros»

Esulta anche il settore delle criptovalute, con Bitcoin che guadagna oltre il 6% e arriva a quota 73.800 dollari. In campagna elettorale, Trump ha annunciato che renderà gli Stati Uniti «la capitale mondiale delle criptovalute» e ha promesso di voler adottare un approccio molto meno severo e più libertario nei confronti del settore. Lo scorso settembre, il candidato repubblicano ha lanciato anche una propria piattaforma che sfrutta la tecnologia blockchain.

L’Antitrust è di fronte a un bivio

Una delle incognite più grandi della politica economica di Trump riguarda l’approccio ai colossi del mondo digitale, come Apple, Google, Amazon, Microsoft e non solo. Durante la presidenza Biden, le aziende di Big Tech sono finite nel mirino di Lina Khan, temutissima presidente dell’Antitrust, che ha avviato una stretta senza precedenti sui monopoli. Un’eventuale vittoria di Kamala Harris avrebbe probabilmente portato con sé una riconferma di Khan, mentre non è chiaro come Trump intenda muoversi. I repubblicani, in genere, auspicano un ruolo molto limitato del governo nelle questioni economiche. Ma JD Vance, compagno di corsa di Trump, ha elogiato gli sforzi intrapresi da Lina Khan negli ultimi quattro anni.

I timori per il debito pubblico e i dazi

Superata l’euforia iniziale di mercati e mondo delle imprese, ci sarà da fare i conti con le politiche economiche vere e proprie di Donald Trump. Le proposte su cui il candidato repubblicano ha fatto campagna elettorale sono state molto criticate da economisti e analisti finanziari. Secondo un report del Committee for a Responsible Federal Budget, i piani proposti da Trump aggiungerebbero 15 trilioni di dollari al debito pubblico nel giro di un decennio, circa il doppio rispetto ai piani proposti da Harris. Un altro report, questa volta dell’Institute on Taxation and Economic Policy, ha calcolato che le proposte fiscali di Trump porterebbero a un aumento effettivo delle tasse per ogni fascia di reddito, ad eccezione del 5% più ricco della popolazione.

In copertina: Donald Trump ringrazia i suoi supporter riuniti a West Palm Beach, in Florida, 6 novembre 2024 (EPA/Cristobal Herrera-Ulashkevich)

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