Inchiesta dossieraggi, l’hacker e la «regia esterna» nell’interrogatorio con i pm: «A Londra un livello superiore che ci condizionava»
Si fa sempre più inquietante l’inchiesta sui presunti dossieraggi in mano alla Procura di Milano e con al centro l’agenzia investigativa Equalize, controllata per la maggior parte dall’ex presidente autosospeso di Fondazione Fieram l’indagato Enrico Pazzali. A svelare ulteriori dettagli sul come funzionasse la catena direttiva è il tecnico informatico, nonché investigatore privato, Massimiliano Camponovo che si trova agli arresti domiciliari. Camponovo nel suo interrogatorio di ieri, 5 novembre, al pm Francesco De Tommasi ha parlato di un «gruppo di persone all’estero», con base a Londra, «con dinamiche interne ed esterne che hanno condizionato l’attività della società». Una sorta di regia esterna, un «livello superiore» al super poliziotto Carmine Gallo e al gruppo dietro la Madonnina.
L’interrogatorio di Camponovo
In totale l’interrogatorio di Camponovo è durato 9 ore. Durante il confronto con i pm ha spiegato anche i motivi di quella paura di cui aveva parlato nell’interrogatorio di garanzia – «Temo per l’incolumità mia e della mia famiglia», aveva detto. Il tecnico informatico di 52 anni ha raccontato che dietro il collettivo di cyber-spie c’era una «mano oscura che muoveva il sistema», qualcuno che muoveva i fili. A Camponovo sono state contestate numerose intercettazioni. In parte ha ammesso i fatti – «So che ho sbagliato» – ma ha anche dato una sua visione del suo ruolo: «Mi venivano forniti i dati e io facevo i report, io eseguivo».
Il ruolo di Calamucci
Questa «dimensione estera prevalente e sovraordinata» aveva legami «inquietanti» con l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, arrestato con l’ex super poliziotto Carmine Gallo, ha sostenuto Camponovo nel suo interrogatorio. Il tecnico informatico al pm avrebbe parlato di una persona che aveva rapporti con Calamucci e che farebbe parte di un gruppo di persone da identificare ancora, di cui Camponovo non conoscerebbe, però, i nomi, ma avrebbe saputo della loro esistenza. Già dagli atti depositati era venuto fuori che dall’Inghilterra avrebbe agito una professoressa universitaria (poi sostituita con un’altra), la quale avrebbe guidato la centrale dei prelievi illeciti di informazioni dalle banche dati italiane. Calamucci diceva nel 2023: «Noi abbiamo un organico di quarantadue analisti che stanno a Colchester».