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Copernicus: «Il 2024 sarà l’anno più caldo di sempre e il primo a superare la soglia di 1,5°C»

07 Novembre 2024 - 08:48 Gianluca Brambilla
copernicus 2024 record temperature riscaldamento globale
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A quasi due mesi dalla fine dell'anno, il programma europeo di osservazione della Terra considera «virtualmente certo» che ci sarà un nuovo record di temperature

Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’annuncio, come di consueto, arriva da Copernicus, il programma di osservazione satellitare della Terra dell’Unione Europea. Per le sue analisi utilizza miliardi di rilevazioni provenienti da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche. A quasi due mesi dalla fine dell’anno c’è già la certezza quasi matematica che il 2024 supererà ancora una volta il precedente record di temperatura media globale. Non solo: l’anno in corso è anche il primo in cui la temperatura del pianeta supererà di 1,5°C la media del periodo pre-industriale (1850-1900). Una soglia che non va assolutamente superata, secondo gli esperti, per evitare le conseguenze più devastanti dei cambiamenti climatici.

Il nuovo record di temperature

«L’anomalia media della temperatura globale per i primi dieci mesi del 2024, da gennaio ad ottobre, è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020. È la più alta mai registrata per questo periodo», fa sapere Copernicus. Secondo il programma europeo, i dati raccolti finora rendono «virtualmente certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo». Il precedente record di temperatura media globale era stato raggiunto appena lo scorso anno, nel 2023. Prima di allora, era il 2016 ad aver fatto registrare i dati più elevati in assoluto.

È sfumato l’obiettivo dell’Accordo di Parigi?

Il 2024 è anche il primo anno che farà registrare un’anomalia della temperatura media globale superiore di oltre un grado e mezzo rispetto al periodo pre-industriale. Di fatto, si tratta di un enorme fallimento rispetto agli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi del 2015. In quell’occasione i governi che aderiscono alla convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici avevano preso l’impegno di contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C -. O comunque «ben al di sotto» dei 2°C – entro fine secolo. A distanza di meno di dieci anni dal summit francese, l’obiettivo sembra già sfumato. Secondo le stime di Copernicus, entro fine secolo la Terra potrebbe riscaldarsi di circa 3°C, a meno di misure ambiziose e radicali per invertire il trend.

COPERNICUS | Anomalie annuali della temperatura globale rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900). La stima per il 2024 è provvisoria e basata sui dati da gennaio a ottobre

Lo spettro di Trump sulle politiche per il clima

L’annuncio di Copernicus arriva all’indomani della vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane, che potrebbero creare un vero e proprio terremoto nella diplomazia climatica. Durante la sua prima presidenza, il candidato repubblicano ha messo più volte in dubbio l’esistenza stessa dei cambiamenti climatici, bollati come «un’invenzione della Cina». A otto anni di distanza, le sue posizioni non sono cambiate. In campagna elettorale, Trump ha promesso di espandere le estrazioni di petrolio, gas e carbone e ha ventilato l’ipotesi di far uscire gli Stati Uniti non solo dall’Accordo di Parigi, come già aveva fatto nel 2016, ma anche dalla convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici.

Verso la Cop29 di Baku

L’ultimo report di Copernicus riaccende i riflettori anche sulla Cop29, la conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che quest’anno si svolge a Baku, in Azerbaigian. Al summit, che si aprirà lunedì 11 novembre, si discuterà soprattutto di finanza climatica. L’obiettivo è raggiungere un accordo per far arrivare ai Paesi in via di sviluppo i fondi necessari per difendersi dagli eventi estremi e contribuire agli sforzi di riduzione delle emissioni. Un negoziato che parte decisamente in salita, non solo per la complessità del tema e la difficoltà nel trovare un compromesso, ma anche perché non è chiaro quale ruolo giocheranno gli Stati Uniti, ad oggi secondi per emissioni di CO2 nell’atmosfera dopo la Cina.

In copertina: Immagini di un incendio a Rancho Santa Margarita, in California, 9 settembre 2024 (EPA/Apu Gomes)

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