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Daniele Migani: il broker che veniva dal Cern e la presunta truffa da 50 milioni ai clienti vip

daniele migani brocker truffa caterina caselli
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Abusivismo finanziario e truffa i reati contestati. Sotto la lente l'ufficio in Svizzera e il fondo in Lussemburgo

Prima di diventare un brocker era fisico nucleare al Cern di Ginevra. Forse per questo Daniele Migani sembrava a tanti così affidabile. Perché sosteneva di aver applicato la sua mente di scienziato al mondo della finanza. Ma intanto il tribunale di Milano ha disposto nei suoi confronti un sequestro di beni per 18 milioni di euro. La Gip Teresa de Pascale gli contesta investimenti di clienti che lo hanno denunciato e che non l’hanno ancora fatto. Perché secondo il pubblico ministero Giovanni Polizzi il 51enne di Rimini avrebbe esercitato abusivismo finanziario. Non avendo le autorizzazioni necessarie a proporre in Italia le operazioni realizzate in mezza Europa. E perché Migani potrebbe anche essere un evasore fiscale. Per 2,4 milioni di euro tra il 2017 e il 2022.

Il broker che veniva dal Cern

La contabilità di Migani è stata ritrovata nel suo computer. Tra i clienti il designer Giorgetto Giugiaro e la produttrice discografica Caterina Caselli. E nei suoi confronti c’è anche un’accusa di truffa. Ma che riguarda solo 6 dei 39 casi in esame. Per la querela sporta dai clienti assistiti dagli avvocati Pascquale Pantano e Federico Cecconi. E un ammontare di 50 milioni di euro. Tra le vittime non compare Matteo Cordero di Montezemolo, figlio di Luca, che nei mesi scorsi lo aveva denunciato tra Svizzera e Inghilterra. Migani operava con la società svizzera XI Sa. E riceveva una commissione dello 0,4% per le somme gestite per conto dei clienti. Ai quali prometteva rendimenti del 3%. Un sistema che è saltato per la pandemia di Covid-19, per alcuni investimenti sbagliati e per l’eccessivo ricorso alla leva finanziaria. Che in alcuni casi arrivava al 900%. E che ha causato perdite ingenti.

I clienti ignari

Ai clienti il fondo lussemburghese Skew Base era stato presentato come investimento a basso rischio, ma loro firmavano un questionario in cui si dichiaravano «clienti professionali super propensi al rischio». Ma soprattutto, Skew Base era riconducibile proprio a Migani. Anche se Xy con i legali Alessandro Pistochini e Raimondo Maggiore, reagisce ribadendo «con forza la legalità del proprio operato». Il reclutamento dei clienti avveniva tramite il passaparola. Si sceglievano imprenditori in possesso di ingenti patrimoni. Individuato il potenziale investitore, spiega Repubblica, «al fine di carpirne la fiducia» Migani e la sua squadra (otto gli indagati) si presentavano direttamente a casa illustrando «i vantaggi dei servizi offerti» attraverso un proprio software che «avrebbe selezionato gli investimenti più remunerativi e in linea con le aspettative del cliente».

I nomi e la truffa

Tra i clienti, scrive Il Messaggero, ci sono Luigi Filippo Orsi Mangelli Avera, famiglia dell’industria tessile, e Federica Minozzi, imprenditrice di Iris Ceramica Group. In sei lo hanno denunciato per 50 milioni di danni: la famiglia Pellegrini per 13 milioni di euro, Paolo Mantovani per quasi 17,5 milioni, per oltre 8,6 milioni Luciano Serra, 11 milioni riferibili a Paolo Rossi Odello e 12,5 milioni a Giorgetto Giugiaro. Una società di Matteo Cordero di Montezemolo avrebbe subito un danno di oltre 350 mila euro.

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