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L’italiano che girerà il mondo in barca a vela da solo per 80 giorni: «Ho imparato a dormire 20-40 minuti»

07 Novembre 2024 - 08:09 Alba Romano
giancarlo pedote velista
giancarlo pedote velista
Giancarlo Pedote farà 45 mila chilometri. Partirà dalla Francia, arriverà in Antartide e tornerà alla base

Giancarlo Pedote farà 45 mila chilometri in barca a vela. Partirà dalla Francia, scenderà lungo l’Atlantico, circumnavigherà l’Antartide. Per poi risalire attraverso Capo Horn. E rientrare dopo ottanta giorni sulla costa francese. Lui e altri 40 che hanno passato la selezione per la Vendée Globe, il giro del mondo in solitaria e in barca a vela. «E in Francia siamo talmente famosi da finire in un album Panini dedicato alla regata», spiega lui in un’intervista a Repubblica. Nella quale racconta di essere «fiorentino, ma dal 2007 vivo a Lorient. Tifo per la Fiorentina, ma anche per l’Fc Lorient, la città che mi ha adottato e dove i dirigenti del club mi invitano allo stadio. Qui ci sono mia moglie Stefania e i miei figli Aurelio e Isabella: sì, ho una famiglia, in fondo sto fuori casa non più di 80 giorni all’anno, conosco manager che viaggiano più di me».

La Vendée Globe

Pedote ha iniziato «nel golfo di Follonica nel 1987, a dodici anni col windsurf. Mi sono appassionato subito, poi sono salito sulle prime barche a vela. Dopo il servizio militare ho preso la patente nautica, ho iniziato a veleggiare, a fare regate da professionista, e insegnavo alle persone ad andare in barca. Nel frattempo mi sono laureato in filosofia e mi sono chiesto cosa volevo fare da grande». Si interessa di filosofia indiana: «Ho frequentato templi e corsi di tecnica di yoga e levitazione. Tutto questo si sposa con la solitudine, l’ascolto di se stessi che viene naturale in mare: andare in barca significa meditare, essere totalmente concentrati su quel che si fa. Non chiudo gli occhi e incrocio le gambe nella posizione del loto, ma il fatto stesso di essere in mare per me attiva la meditazione».

La carriera di velista

Intanto la sua carriera di velista «è cresciuta, ho avuto richieste da armatori e squadre. Ho scoperto di sentire mie le regate oceaniche, che racchiudono l’avventura, la competizione, il fascino di andare incontro all’ignoto. E l’introspezione, che fa parte del mio carattere. Mai pensato al mondo di Luna Rossa, anche se lì ho amici che stimo tantissimo. Nel 2007 ho presentato un progetto a Prysmian (azienda specializzata in cavi e fibre ottiche, ndr ), ed eccomi qua, alla mia seconda Vendée Globe: la mia barca, che si chiama proprio Prysmian, è stata costruita nel 2016 e da allora sono nate ventidue imbarcazioni di nuova generazione della stessa classe Imoca. Il mio obiettivo è fare una bella regata e tirar fuori tutto il potenziale contro avversari più performanti».

Il sonno ogni 40 minuti

Quattro anni fa è arrivato ottavo nella regata: «Era il traguardo della mia vita, un’avventura incredibile, il Sacro Graal dei navigatori solitari. Dal 2020 mi sto preparando all’edizione di quest’anno. Non si può capire se non si vede, ma qui a Les Sables-d’Olonne ci fermano per strada, ci rispettano, alla Vendée Globe dedicano programmi in prima serata sulla tv nazionale TF1. Al Villaggio portano le scuole, e i bambini ci incoraggiano scrivendo sui social o mandandoci letterine». E il sonno non è un problema: «Da anni sono abituato a dormire a intervalli di 20-40 minuti, massimo un’ora: sono microsonni che permettono di controllare che tutto in barca funzioni. Alla fine di una giornata dormo così almeno sei ore, non poco. Quanto alla paura, ne ho eccome: la trovo positiva, mi dà il senso del limite oltre il quale si rischia la vita. Ho avuto paura quando mi sono tuffato in mare, per liberare la chiglia dalle reti».

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