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La lite al bistrot, la telefonata, l’eroina: tutto quello che non torna nella scomparsa di Gino Panaiia

07 Novembre 2024 - 06:51 Alba Romano
gino panaiia scomparso eroina
gino panaiia scomparso eroina
Le condizioni della zona non fanno pensare a un omicidio. La borsa di Louis Vuitton con la droga e il possibile collegamento con il caso

Gino Panaiia non si trova. Nonostante i cinque giorni di perlustrazione dal primo novembre, quando Nicolò Panaiia ha presentato la denuncia di scomparsa del fratello 25enne, che abita in via De Pretis nel quartiere Barona a Milano. La zona attorno a Cascina Casiglio, nella frazione Badile di Zibido San Giacomo, è stata scandagliata. Ma senza risultati. Per questo ora l’attività è stata sospesa. Le condizioni della zona non fanno pensare a un omicidio. A causa degli oggetti disseminati ovunque. Ovvero il giubbotto il casco, una scarpa. Oltre al motorino finito in una roggia prosciugata e il borsello con portafogli e chiavi trovati in punti diversi e distanti tra loro. Nemmeno il suicidio e l’allontanamento volontario sono considerati credibili.

C’è però la pista che porta a un incidente. Una caduta occidentale nelle acque del Naviglio Pavese. Lui ha trascorso la notte di Halloween con la fidanzata e gli amici in un locale di Zibido. Poco prima dell’1.30 ha lasciato il bistrot di via Togliatti urlando ubriaco e forse sotto effetto di stupefacenti. Con il suo Piaggio Liberty 125 è caduto alla prima rotonda. Poi è ripartito. Ha preso il sentire che porta a Cascina Casiglio. Ha risposto tre minuti dopo alla telefonata della fidanzata. Dicendole che andava a Vigevano. L’ultimo segnale del cellulare è datato 2.22. Ma c’è anche un altro giallo che potrebbe essere collegato. Ovvero il ritrovamento di una borsa con simbolo Louis Vuitton con venti chili di eroina. Proprio nella cascina. Mentre Gino è il nipote di Igino Panaiia, coinvolto nel 2013 in una faida con i Magrini tra rapimenti, gambizzazioni e pestaggi e ritenuto all’epoca il ras dello spaccio tra i casermoni di via Fleming.


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