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Il debutto di Giuse The Lizia, il cantautore della Gen Z: «Noi, disillusi e consapevoli» – L’intervista

07 Novembre 2024 - 11:30 Gabriele Fazio
Internet è un disco ben fatto e molto sincero: «Io sono molto a mio agio a scrivere della mia vita, dei miei rapporti sentimentali, che è un tema che non muore mai»

Internet, disco d’esordio di Giuse The Lizia, è di sicuro tra gli album più attesi dell’anno. Questo perché, a dispetto di un trend che porta da tutt’altra parte, ci sono ancora giovani musicisti che puntano sulle canzoni vere, suonate, il cantautorato della nostra tradizione, filtrato dalla felicissima stagione dei famigerati indie, che diventa un urlo generazionale decisamente più autentico anche dei rapper, che avrebbero anche la responsabilità storica della denuncia, cosa dalla quale troppo spesso si tirano indietro. Non Giuse The Lizia che con Internet traduce in musica il sentimentalismo di un’intera generazione, andando a colmare un gap che con il successo stratosferico del rap si è andato a perdere, risolcando una linea tra artisti e pubblico. Giuseppe Puleo, così all’anagrafe, 22 anni, da Bagheria, invece quella distanza la cancella, prima di tutto donandosi completamente («Io sono molto a mio agio a scrivere della mia vita, dei miei rapporti sentimentali, che è un tema che non muore mai»), poi trovando chiavi di lettura decisamente ottimistiche rispetto l’attuale situazione dei giovani come lui, anzi grazie a questo nuovo album, come confessa a Open, si riscopre «fiducioso». E spiega: «C’è grande tristezza e molta presa a male, però allo stesso tempo, forse proprio perché siamo così disillusi di partenza, consapevoli del mondo che abbiamo ereditato, in tutti i suoi aspetti, non solo quello lavorativo, ma mi sembra che questa consapevolezza sia un’arma in più per difendersi e per cambiare un po’ lo stato delle cose».

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