Operazione Albania a rischio stop: così il viaggio della Libra con 8 migranti può diventare un altro flop
Otto e non più di otto. Il nuovo viaggio della Libra verso l’Albania è cominciato con solo otto migranti a bordo. La nave della Marina militare arriverà oggi, 7 novembre, a Shengjn e Gjader. E il secondo trasferimento rischia di trasformarsi in un fallimento esattamente come il primo. Nonostante il decreto paesi sicuri che il governo Meloni ha licenziato. Tra i naufraghi attualmente sulla nave ci sono cittadini egiziani e del Bangladesh. Il ministro Piantedosi avrebbe voluto una percentuale di riempimento molto più ampia. Anche per evitare eventuali accuse davanti alla Corte dei Conti. Invece il “carico” è la metà di quello precedente. Per un motivo ben preciso: i migranti sono stati portati a bordo lunedì 4 novembre. E trattenerli altro tempo poteva configurare un altro reato. Ma cosa succederà nei prossimi giorni?
Il giudizio sul trattenimento
Il primo giudizio che il governo dovrà affrontare è quello sul trattenimento. Che segue la procedura accelerata per l’esame della domanda di asilo. Si tratta della questione dei paesi sicuri che Giorgia Meloni pensava di aver risolto con il decreto. Anche se rimane il contrasto con la direttiva europea del 2013. E proprio questo è l’ostacolo di partenza che sarà difficile saltare. Perché i giudizi della commissione arriveranno dopo l’istruttoria. E subito dopo arriveranno i ricorsi in tribunale a Roma. Che rischiano di essere accolti. Lasciando quindi il governo con l’obbligo di portare i migranti a Bari, come è successo un paio di settimane fa. Tecnicamente, quando gli otto arriveranno a Shengjin scatterà la stessa trafila del viaggio precedente. Si partirà con lo screening sanitario e con le procedure di identificazione. Poi il trasferimento a Gjader.
Il rischio flop
Nel Cpr vero e proprio saranno trattenuti in attesa dell’esito della domanda di asilo. Ma in occasione del precedente screening e della relativa identificazione è emerso che alcuni dei naufraghi erano minorenni e altri appartenevano alle categorie dei fragili. La stessa cosa potrebbe succedere con gli otto di oggi. Poi ci sarà il giudizio sul trattenimento disposto dal questore di Roma. Per la convalida decideranno i magistrati della sezione immigrazione del tribunale della Capitale. Sempre sulla scorta della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. E la decisione potrebbe arrivare tra domenica e lunedì. Ma il 18 ottobre i giudici hanno già liberato i 12 che chiedevano asilo. A causa dell’«impossibilità di riconoscere come Paesi sicuri gli Stati di provenienza delle persone trattenute». E stavolta potrebbero concedere il bis. Anche sulla scorta delle decisioni precedenti.
I giudici e il Cpr
Dopo Bologna, Roma e Catania nei giorni scorsi, ieri infatti è stato il tribunale di Palermo a liberare due migranti. Chiedendo chiarimenti a Lussemburgo sulla nozione di paese sicuro. Perché si tratta di uno strumento che «permette di incanalare in modo rapido le domande proposte da richiedenti provenienti da un determinato paese nella procedura accelerata». Ma questo modo di procedere «non è giustificato per i Paesi che presentino situazioni critiche per il fatto che una parte della popolazione sia ordinariamente esposta a rischi di persecuzione». Intanto il Viminale ha fatto ricorso in Cassazione contro le decisioni del tribunale di Roma sui primi 12 migranti portati in Albania. E probabilmente lo farà anche nei casi successivi. Questa volta si rivolgerà alla Corte d’appello, come previsto dal dl sui paesi sicuri.
Il 4 dicembre
Ma una data importante è quella del 4 dicembre. Ovvero quando la Cassazione si dovranno pronunciare su un interpello avanzato proprio dai giudici della sezione immigrazione romana. Per decidere se possono mantenere una certa discrezionalità nella valutazione di un paese sicuro o dovranno semplicemente attenersi alla lista del ministero degli Esteri (ora in quella contenuta nel decreto legge). Nel frattempo è però probabile che continueranno a non convalidare i trattenimenti. E questo lascia il governo di fronte a un bivio. Perché nel frattempo l’esecutivo attende, per gennaio, la nuova decisione della Grande Chambre. Che potrebbe anche chiudere definitivamente i giochi. Bocciando il decreto paesi sicuri. E lasciando il governo con il cerino acceso in mano.
L’ultimo viaggio (per ora)
Ecco perché quello della Libra potrebbe essere l’ultimo viaggio in Albania del mese. Perché in presenza di una nuova bocciatura della procedura il rischio è che la Marina si trasformi in un’agenzia turistica con viaggi obbligati: dal Mediterraneo all’Albania e da lì a Bari. Fino alla fine del mese, quindi, se non oltre in base alle decisioni dei giudici, l’Operazione Albania potrebbe fermarsi. Anche per evitare un altro flop ben più grave. In questo caso, probabilmente, Meloni ha già in mente un’exit strategy. Che si fonderà sulla polemica con i giudici. Che però potrebbe portare anche a un abbandono definitivo del progetto. L’alibi delle toghe reggerà?