A Treviso una bambina ha due mamme, ma una è registrata come padre (grazie a Salvini)
Andrea da ieri ha due mamme. Ma una è registrata come padre. Succede al tribunale dei minori di Venezia, dove un giudice ha dato il via libera all’adozione di una bimba di un anno e mezzo da parte di due donne. E la madre non biologica figurerà come padre all’anagrafe del comune di Silea in provincia di Treviso, dove vive la coppia. Perché il decreto Salvini del 2019 prevede l’uso delle parole padre e madre sul documento dei minorenni invece di genitore 1 e genitore 2. La storia la racconta Il Messaggero: la bambina è nata all’ospedale di Treviso dopo una procreazione medicalmente assistita affrontata a Copenaghen da Elena Toffolo, psicologa 41enne.
Procreazione medicalmente assistita
La compagna si chiama invece Francesca Mostosi, è impiegata, ha 44 anni e ha donato gli ovuli. «Andrea, finalmente, sarà tutelata, anche se, nel suo documento di identità elettronica solo io sarò la madre. Mia moglie potrà figurare come padre o non esserci affatto. Siamo felici per questa sentenza. Ci dispiace, però, che noi famiglie omogenitoriali e la nostra prole siano discriminati, e dobbiamo fare richiesta per avere dei diritti (e i doveri) che ci spetta», ha scritto Elena su Instagram. Le due donne sono unite civilmente dal 2018. La bimba, che si chiama Andrea, è nata il 15 aprile 2023. «L’unica scappatoia, accolta da un diverso comune veneto per un’altra coppia di donne, è di richiedere per la piccola la carta d’identità cartacea, in cui si può ancora inserire il nome di un genitore o chi ne fa le veci», spiega l’avvocata Valentina Pizzol.
Il problema del decreto
«Il problema è che ormai viene concessa solo per motivi urgenti ed eccezionali. L’alternativa è di presentare ricorso contro il decreto Salvini, iter seguito da due madri di Roma, alle quali lo scorso 24 febbraio la Corte d’appello della Capitale ha dato ragione, consentendo loro di firmare come genitore 1 e 2. Ma è un percorso che si aggiunge alle lungaggini burocratiche già responsabili di un limbo discriminatorio penalizzante per i minori», conclude. La sindaca di Silea, Rossella Cendron, ricorda di avere suggerito alle concittadine di preferire la via dell’adozione, anziché quella della richiesta di un formale atto di nascita, dato che il Comune non ha dimensioni tali da potersi dotare di uno studio legale proprio e strutturato.
39 coppie
Intanto ci sono 39 coppie in Veneto che lottano per far iscrivere all’anagrafe figli con certificati che riportano anche il nome del genitore non biologico. Lo scorso 6 marzo il Tribunale di Padova ha dichiarato inammissibile tale ricorso e la relativa richiesta di cancellare il cognome della mamma «intenzionale». La Corte Costituzionale deciderà il 23 dicembre. Intanto le coppie coinvolte rifiutano di «adottare figli già nostri».