In Albania la nave Libra con 8 migranti, ma uno di loro torna in Italia: «Ritenuto vulnerabile». Sarà trasferito a Brindisi
Anche la seconda puntata dell’operazione albanese fortemente voluta da Giorgia Meloni non parte col piede giusto. Uno degli otto richiedenti asilo, portati oggi in Albania dalla nave Libra, tornerà in Italia. Rientra nella categoria dei «vulnerabili» per alcuni problemi sanitari, riscontrati durante lo screening medico approfondito fatto stamattina all’arrivo nel porto di Shengjin. Sarà quindi trasferito a Brindisi a bordo della stessa imbarcazione della Marina militare. I suoi compagni di viaggio, 3 egiziani e 4 bengalesi, selezionati per la procedura accelerata di frontiera, rimarranno invece nel centro di Gjader. Entro 48 ore, com’era accaduto per i primi 16 migranti, tutti rimpatriati in Italia, i giudici romani si esprimeranno sulla convalida del trattenimento. Come prevede l’accordo Italia-Albania, le 8 persone migranti – intercettate in acque internazionali a sud di Lampedusa e portate sulla nave Libra lunedì scorso – sono state sottoposte a un pre-screening per verificare la presenza dei requisiti previsti dalla normativa. Ovvero: maschi maggiorenni, non vulnerabili e provenienti da uno dei 19 Paesi sicuri previsti dal decreto.
Lo scontro magistrati-governo
Dopo lo scontro magistrati-governo delle ultime settimane, il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, auspica che «la giurisdizione possa lavorare serenamente. I magistrati fanno il loro mestiere e non c’è nessuna invasione di campo». Nel frattempo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi continua a difendere il modello-Meloni in Albania e annuncia nuovi ricorsi in vista di possibili bocciature dei trattenimenti. «Noi siamo convinti che sia tutto conforme al diritto europeo – afferma -. I percorsi giudiziari sono lunghi e complessi. Ci sono dei giudici che si stanno pronunziando in un certo modo, noi non siamo d’accordo su queste pronunzie, le abbiamo impugnate, faremo altre impugnative se non dovessimo condividere altri provvedimenti e poi – conclude – si giungerà a un punto in cui ogni processo arriva ad un terzo grado finale che stabilirà». Dopo Bologna, Roma e Catania, due giorni fa è stato il tribunale di Palermo a non convalidare il trattenimento di due richiedenti asilo e chiedere chiarimenti alla Corte di Giustizia dell’Ue sulla nozione di “Paese sicuro”.
Il primo viaggio in Albania e l’attesa per la decisione della Cassazione
Nel primo viaggio verso la penisola balcanica, la nave Libra portò a Shengjin 16 migranti. Due vulnerabili e due minorenni furono rimpatriati in Italia, gli altri 12 vennero liberati due giorni dopo dai magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma. In quell’occasione il Viminale fece ricorso in Cassazione contro le decisioni dei giudici romani. E probabilmente lo farà anche nei casi successivi: questa volta si rivolgerà alla Corte d’appello, come previsto dal decreto sui Paesi sicuri. La data da segnare è ora quella del 4 dicembre, quando la Cassazione potrebbe sciogliere il nodo. Gli ermellini si dovranno infatti pronunciare su un interpello avanzato proprio dai giudici della sezione immigrazione romana per decidere se possono mantenere una certa discrezionalità nella valutazione di un Paese sicuro o dovranno semplicemente attenersi alla lista del ministero degli Esteri (ora in quella contenuta nel decreto legge). Nel frattempo è però probabile che continueranno a non convalidare i trattenimenti.