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Fabio Cagnazzo: chi è il carabiniere accusato dell’omicidio del sindaco-pescatore Angelo Vassallo

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Figlio e nipote di militari, ha arrestato 180 latitanti. Ma non ha un alibi per quella sera. E avrebbe agito per non essere rovinato dall'inchiesta. Il pentito: «Ci simm fatt pur o' pescator»

Il colonnello Fabio Cagnazzo, che compirà 54 anni il 27 novembre, viene da una famiglia di carabinieri. Maresciallo il nonno, generale in congedo il padre. Lui è l’uomo che ha catturato 180 latitanti ed era capo dei Ros a Palermo quando venne arrestato Totò Riina. Nell’inchiesta sul caso del sindaco-pescatore di Pollica Angelo Vassallo l’accusa nei suoi confronti è di aver coperto un traffico di droga in cambio di mazzette e di aver contribuito all’omicidio. Con lui sotto accusa c’è l’imprenditore Giuseppe Cipriano, che gestiva il giro ad Acciaroli, l’ex brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi e Romolo Ridosso, esponente del clan Ridosso-Loreto. Cagnazzo, in particolare, si sarebbe finto amico della famiglia Vassallo e avrebbe sviato le indagini.

«Ci simm fatt pur o’ pescator»

L’ordinanza della gip del Tribunale di Salerno Annamaria Ferraiolo si basa sulle dichiarazioni di Ridosso: «Nel corso dell’interrogatorio dell’8 giugno 2022 Romolo Ridosso riferiva che Giuseppe Cipriano affidava l’organizzazione dell’omicidio del sindaco Vassallo a Lazzaro Cioffi e alla “sua squadra”, della quale faceva parte anche il colonnello Cagnazzo il quale, in particolare, avrebbe fornito copertura dopo il delitto». E il prezzo della collaborazione veniva regolato in denaro: «Giuseppe Cipriano è convinto e straconvinto che tutti i carabinieri che lui conosce, il maggiore Cagnazzo, Lazzaro Cioffi stavano dalla sua parte. Nel senso che lo coprivano e lo avrebbero coperto, che erano amici suoi». Alla domanda sul perché Cagnazzo copriva Cipriano, Ridosso spie ga «perché si pigliava i soldi tramite Lazzaro. Cagnazzo era il primo personaggio, qualsiasi cosa si faceva si doveva riferire a Cagnazzo». «Ci simm fatt pur o pescator», è la frase che Ridosso dice dopo l’omicidio.

La vita e la carriera di Cagnazzo

Cresciuto ad Aversa, Cagnazzo ha frequentato la scuola militari della Nunziatella e l’Accademia di Modena. Il padre Domenico ha arrestato Enzo Tortora. Nel 1992 diventa vicecomandante dei Ros di Palermo e partecipa attivamente a una delle operazioni di cattura più famose della storia italiana: l’operazione Iena che portò all’arresto di Totò Riina. Poco prima dell’omicidio Vassallo nell’estate 2010 viene trasferito da Castello di Cisterna a Foggia. Scrive il gip: «In quel periodo Cagnazzo attraversava un momento di particolare difficoltà professionale a causa di un’indagine condotta dalla Dda di Napoli e dal dottor Vittorio Pisani (oggi capo della polizia, ndr) per una presunta compromissione con gli scissionisti di Secondigliano originata dalle dichiarazioni di alcunic ollaboratori di giustizia che ne determinava il trasferimento a Foggia».

L’accusa

All’epoca 26 pubblici ministeri della Dda di Napoli scrivono al procuratore Giandomenico Lepore per manifestare solidarietà all’ufficiale. Due anni fa, dopo la notizia dell’indagine, tramite l’avvocata Ilaria Criscuolo fa sapere: «Accuse del tutto infondate e frutto di mere illazioni e suggestioni saranno finalmente e definitivamente chiarite. Tutto ciò ha irrimediabilmente minato la mia serenità familiare e la mia carriera. Ora potremo discutere di tutta la vicenda nelle sedi opportune». Secondo le dichiarazioni del pentito, riportate oggi dal Mattino, l’affare del traffico era stato messo in piedi da Lazzaro Cioffi. Reinvestivano i proventi della droga acquistando distributori di benzina. Per fare concorrenza ai casalesi. Ridosso viene incastrato dalle dichiarazioni della compagna Antonella Mosca. Ma anche quella di Eugenio D’Atri e Francesco Casillo, detenuti con lui a Sollicciano.

L’omicidio e i carabinieri

Ridosso confida che nell’omicidio c’entrano anche i carabinieri e dei timori che la sua auto potesse essere stata ripresa dalle telecamere ad Acciaroli in quanto avrebbe fatto un passaggio in zona pedonale. Mentre Fabio Cagnazzo ha agito perché aveva paura di «perdere l’onore». Il traffico lo gestiva con gli imprenditori turistici Palladino, che gli avevano messo a disposizione un container sulla spiaggia. Per questo motivo ha manipolato le indagini. A partire dalla cicca di sigaretta Lucky Strike trovata sul luogo del delitto sulla quale era comparso il suo genoma e che lui, in tutti in modi, aveva cercato di attribuire a Bruno Humberto Damiani.

La cronologia

Secondo la ricostruzione della procura Cagnazzo si è allontanato dal centro di Acciaroli per 23 minuti durante l’omicidio. Poi è arrivato sul luogo del delitto. Pierluca Cillo, agente immobiliare di Acciaroli e amico di Angelo Vassallo ha raccontato alla sorella del sindaco le paure di Angelo. Cillo commentò anche con i due fidanzati di allora che il «cane è coperto e il primo palo sta inguaiato». Il riferimento sarebbe stato a Cagnazzo nel caso del cane, perché «godeva della protezione del padre generale e del generale dei Carabinieri e fondatore dei Ros Domenico Pisani».

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