Il ricordo di Amedeo Minghi: «Trottolino amoroso non fu capito, è quasi letteratura»
Amedeo Minghi ha pubblicato un nuovo lavoro, “Anima sbiadita”, con undici inediti. In una lunga intervista ad Alessandro Pirina su La Nuova Sardegna parla della sua carriera ma anche delle hit che portò a Sanremo. Una di queste, “Vattene amore”, con Mietta, che portò al Festival di Sanremo, nel 1990. Ma in quel caso il ritornello con “Trottolino amoroso” precisa quanto sia stato frainteso: «Quello è un testo scritto con Pasquale Panella, quasi letteratura. Uno dei brani più belli che abbia inciso, ma il pubblico ha sempre capito il contrario. Parla di una coppia che non vuole arrivare a chiamarsi con quei nomignoli, l’opposto di quel che si crede. Non siamo riusciti a farlo capire». A Sanremo c’è stato già otto volte. Un’altra in vista? «A Carlo (Conti, ndr) ho detto: io sono pronto. Con Panella ho scritto una cosa interessante e se mi chiama ci siamo. Non si sputa mai nel piatto in cui si ha mangiato».
Minghi e “Anima sbiadita”
Minghi è tornato in sala incisione dopo la sua ultima fatica da solista, otto anni fa. Anima sbiadita, spiega, «è un album che testimonia uno stato d’animo. È la mia ma anche quella degli altri. Siamo diventati troppo sovrastrutturati. Mancano spontaneità, sincerità. Ecco, questo è un album sincero, reale, vero in cui mi sono raccontato in maniera più esplicita che in passato. Era un’esigenza vera: ricordare senza nostalgia. Ma i raffronti con il passato ci sono, perché non se ne può non tenere conto». E ancora: «Intanto, le tante richieste di messaggi, migliaia di messaggi: perché non pubblichi, quando pubblichi? Potrebbe essere definito un disco a richiesta. Ma allo stesso tempo dico che un artista deve presentare le proprie opere quando ha qualcosa da dire. Una volta i dischi erano pubblicazioni da contratto, oggi non è più così. Ecco, avevo l’esigenza di raccontare».