Il biglietto d’addio, il giallo delle foto, i nodi: quello che non torna nella morte di Larimar Annaloro
«Ti amerò anche nella prossima vita». Un messaggio di addio di Larimar Annaloro, la 15enne che si è tolta la vita martedì 5 novembre a Piazza Armerina in provincia di Enna. Un ragazzo che si è presentato come il suo fidanzato l’ha consegnato alla polizia. Ma secondo la famiglia non si tratta della scrittura della ragazza. È il nuovo giallo nella vicenda del suicidio, per il quale la procura ha aperto un’inchiesta per istigazione e revenge porn. Sulla ragazza nata in provincia di Varese da padre siciliano e madre domenicana però rimane anche la descrizione del suo ritrovamento: in ginocchio con la corda intorno ai piedi. Con un doppio nodo all’albero e al collo. Circostanze che fanno dire alla famiglia che non è stato un suicidio. Mentre rimane in piedi la pista delle foto e dei video intimi.
«Ti amerò anche nella prossima vita»
Larimar viveva in Contrada Malcristiano. Era arrivata a settembre 2023, dopo aver vissuto a Besozzo in provincia di Varese. Alta quasi un metro e ottanta, era arrivata a un passo dalla serie C di pallavolo. A scuola aveva la media dell’otto. Poi la «cosa molto grave» successa al liceo scientifico che non ha voluto dire nemmeno alla madre. La quale dice che a scuola l’hanno fatta sentire umiliata. La lite con le compagne parte dalla scoperta delle sue foto intime in chat dei suoi compagni di banco. Il nullaosta per il seppellimento della procura dei minori di Caltanissetta è stato ritirato. Il procuratore Rocco Cosentino dice che sul revenge porn c’è da indagare. E che per il momento si procede contro ignoti per istigazione al suicidio. La famiglia però non ci crede. La madre dice che «era in ginocchio, tutta legata fino ai piedi. C’era un nodo doppio all’albero e uno al collo».
Il doppio nodo
Per questo anche una delle due sorelle, Dioslary, che ha parlato con i media, è convinta che «in questa storia ci sono troppe cose che non tornano. Siamo confusi, se qualcuno sa per favore parli». Dioslary dice che a scuola c’erano «ragazze che la detestavano perché lei era troppo brava, troppo studiosa, troppo bella. Tutta Piazza Armerina è con noi. C’è un solo soggetto che non si è visto qui: la scuola». La sorella ha parlato anche del biglietto dato a un compagno di classe per farlo recapitare al fidanzatino. È riuscita a farsi mandare una fotografia ed è sicura: «Quella non è la sua scrittura». La madre Joary ha problemi neurologici e Larimar voleva diventare neurologa per curarla. Lo ha raccontato l’altra sorella che si chiama Esmeralda.
La lite
Poi c’è la lite. «Le compagne di scuola l’hanno aggredita durante la ricreazione. Le urlavano cose assurde», ha raccontato la madre. Una diceva: «Hai rubato il mio ex ragazzo», mentre un altra le tirava i capelli. Un’altra ancora avrebbe fatto riferimento alle foto in chat. Infine, c’è la posizione del corpo. «L’ho trovata in ginocchio sotto un albero della pineta, aveva due giri di corda attorno al collo, al ventre e alle ginocchia. Com’è possibile che una ragazzina abbia potuto fare tutto questo da sola?». Martedì, gli investigatori del commissariato di Piazza Armerina e il medico legale non hanno però trovato anomalie in quella scena. Per questo la procura di Enna ha ritenuto di non disporre l’autopsia, ma solo un esame tossicologico.