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La rabbia di Valencia dopo l’alluvione, 130mila in piazza contro il governo regionale: «Mazòn dimettiti» – Foto e video

09 Novembre 2024 - 22:14 Ugo Milano
L'amministrazione locale a guida Pp è sotto accusa per i ritardi nell'attivazione dell'allarme e nella gestione dei soccorsi dopo la Dana

Dopo la devastante alluvione che ha colpito la provincia di Valencia lo scorso 30 ottobre, provocando almeno 220 vittime e travolgendo 78 municipi, migliaia di persone sono scese in piazza stasera per protestare contro la gestione dell’emergenza da parte del governo regionale, guidato da Carlos Mazòn del Partito Popolare. La manifestazione è stata convocata da 68 organizzazioni sociali e si è svolta nel centro di Valencia, dove un lungo corteo ha attraversato la Plaza del Ayuntamiento, con uno striscione con la scritta «Mazòn dimettiti» e un’immagine capovolta del governatore. Stando ai dati riportati dal governo, in piazza sono scese almeno 130mila persone.

I ritardi, la gestione e la pulizia post alluvione

L’accusa principale contro Mazòn e il suo governo riguarda i presunti ritardi nell’attivazione dell’allarme e la gestione inefficace delle operazioni di soccorso e pulizia post-alluvione. Secondo le associazioni organizzatrici, le autorità non avrebbero saputo affrontare l’emergenza, ritardando l’allerta ai cittadini e fallendo nella gestione della crisi. Per questo, non hanno dubbi, la loro richiesta è chiara: Mazòn e il suo governo dovrebbero dimettersi.

Momenti di tensione

La manifestazione ha visto momenti di tensione quando alcuni manifestanti hanno lanciato palle di fango contro la sede dell’amministrazione comunale e fatto esplodere petardi. La polizia è intervenuta per disperdere un gruppo di manifestanti più aggressivi. Durante la marcia, molti hanno portato scarpe sporche di fango, simbolo della solidarietà e del lavoro di ripulitura portato avanti dai volontari nei giorni successivi al disastro. Si tratta di una protesta che sta mettendo particolarmente in evidenza il diffuso malcontento, non solo verso il governo regionale ma anche verso il governo centrale, accusato di non aver fatto abbastanza per supportare le comunità colpite.

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