I colpevoli della «caccia all’ebreo» di Amsterdam sono quasi tutti a piede libero
Mentre i circa tremila tifosi israeliani del Maccabi sono tornati quasi tutti a casa con voli speciali organizzati da Tel Aviv il governo dell’Aia ragiona ancora su come sia stato possibile che, nella notte fra giovedì 7 e venerdì 8 novembre, sia partita ad Amsterdam una sorta di caccia all’ebreo, con raid degli ultras e violenze antisemite, avvenute dopo la partita Ajax-Maccabi. Ieri, riporta il Messaggero, la sinagoga Esnoga è rimasta chiusa, rinviando di fatto la commemorazione della notte dei Cristalli. 86 anni dopo le violenze naziste Amsterdam non è più un luogo sicuro. E nonostante anche nella vicina Amstelveen siano vietate manifestazioni e circolare con volto coperto le falle nella sicurezza rimangono. Dall’appello inascoltato dell’intelligence israeliana al fatto che gran parte degli aggressori siano già liberi.
Chi sono i fermati dopo le aggressioni ad Amsterdam
Francesca Pierantozzi su Il Messaggero fornisce qualche cifra: sono state 62 le persone fermate, e quattro erano ieri sera ancora in detenzione, tra queste due minori. Sono solo loro che si presenteranno davanti al giudice all’inizio della settimana. Finora i fermati, infatti, sono implicati in scontri prima e durante la partita. Soltanto un 26 enne è stato fermato per la “caccia all’ebreo” di venerdì notte. La maggior parte dei fermati finora sono giovanissimi, quasi tutti di origine araba. E sono legati a quello che è successo nella manifestazione in sostegno di Gaza sulla piazza Anton de Kom, a meno di un chilometro dallo stadio Johan Cruijff Arena, dove gli agenti anti sommossa, chiamati per rinforzo, non riusciranno a contenere la folla, permettendo di fatto ad alcuni gruppetti pro-pal di circolare in città.