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Il primo cessate il fuoco dell’era Trump? In Libano. Netanyahu spedisce il fedelissimo a Washington (e Mosca) per preparare la svolta

10 Novembre 2024 - 15:57 Antonio Di Noto
elezioni usa 2024 donald trump benjamin netanyahu
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I due vecchi alleati si sarebbero sentiti già tre volte in pochi giorni. E Israele riapre i canali di mediazione pure con la Russia

Tra le promesse elettorali di Donald Trump, vincitore delle elezioni negli Usa, c’è quella di mettere fine alle guerre in Ucraina e nel Medio Oriente. È in questo contesto che il ministro degli Affari Strategici di Israele Ron Dermer è partito per Washington dopo un recente viaggio in Russia, dove ha avviato colloqui con le autorità locali, per discutere del fronte aperto tra Israele ed Hezbollah in Libano. Che qualcosa si stia muovendo dopo l’elezione di Trump è sottolineato anche dalle parole del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, che ha svelato di aver parlato già tre volte col tycoon negli ultimi giorni: «Vediamo grandi opportunità per Israele, nel campo della pace e della sua espansione», ha annunciato il capo del governo israeliano forte del supporto del presidente americano in pectore.

I negoziati tra Israele, Usa e Libano per il cessate il fuoco

Oggi, domenica 10 novembre, alcuni funzionari statunitensi hanno confermato che i negoziati per fermare i combattimenti tra Israele e Hezbollah starebbero facendo progressi. Le possibilità di una soluzione in Libano stanno aumentando grazie alla mediazione di Amos Hochstein, inviato del presidente Joe Biden, ma anche con il sostegno del presidente eletto Trump. «È in corso anche un grande sforzo per raggiungere un piccolo accordo sugli ostaggi», hanno riferito fonti americane citate dall’Ansa. Non è un mistero che Trump sia fortemente interessato a presentare al proprio pubblico il successo di un primo accordo di de-escalation al momento del suo ingresso ala Casa Bianca, il 20 gennaio, se non prima. E il fronte del Libano potrebbe offrirgli l’occasione ideale, con l’aiuto del vecchio amico Netanyahu.

Trump dà carta bianca a Israele purché la guerra finisca presto

Nelle scorse settimane Trump ha spronato Israele a «fare ciò che deve fare» – get the job done – e «chiudere la guerra» presto, senza menzionare il destino dei civili palestinesi o libanesi. Una sostanziale carta bianca allo Stato ebraico, purché la fine della guerra, quanto meno quella sotto gli occhi di tutti, si avvicini presto, idealmente ancor prima del suo secondo ingresso nello Studio Ovale. A ciò si aggiunge ora la notizia, rivelata dal sito israeliano Ynet, che gli israeliani si sarebbero confrontati negli ultimi tempi anche con i russi riguardo alla possibilità di ridurre le ostilità non solo nel nord di Israele ma anche nei confronti dell’Iran, così come di un eventuale accordo di cessate il fuoco con Hamas a Gaza.

Raid in Libano e Siria

Per ora, però, le ostilità continuano. Almeno 23 persone sono state uccise oggi in un attacco israeliano contro una città sciita situata in una regione prevalentemente cristiana a nord di Beirut: lo ha reso noto il ministero della Sanità libanese. «L’attacco israeliano contro Aalmat nella regione di Jbeil ha provocato 23 morti, tra cui sette bambini, e sei feriti» , ha affermato il ministero in un comunicato. Israele avrebbe colpito nelle scorse ore anche in Siria, con un nuovo raid su un eduificio nei pressi di Damasco. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani l’attacco ha preso di mira un appartamento usato da Hezbollah a Sayyida Zeinab, area a sud della capitale siriana considerata roccaforte di gruppi filo-iraniani. Nel raid sarebbero morte tre persone.

In copertina: ANSA / ABIR SULTAN | Manifesto elettorale con Netanyahu e Trump, 2021

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