Italia pronta per Trump: in due mesi alle Camere decreti per 15 miliardi di armi
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha assicurato che l’impegno per le spese militari è tra gli obiettivi economici che l’Italia tiene in maggior conto e già oggi il rapporto tra spese militari e Pil, se non raggiunge il famoso 2% – che il neoeletto presidente Donald Trump ha più volte ricordato essere condizione per rimanere nella Nato – arriva comunque all’1,57%. E i programmi di acquisizione militare arrivati a Camera e Senato per il parere delle commissioni competenti confermano l’indicazione. Se fino a fine luglio scorso, dall’inizio della legislatura, erano stati approvati 27 programmi di spesa, tra settembre e ottobre, il ministro Guido Crosetto ne ha inviati altri 16. In totale si parla di un impegno di 15.361.300.000 euro, i finanziamenti già stanziati sono per 7,27 miliardi di euro, restano da finanziare 8,091 miliardi di euro. L’impegno militare è ampio anche in manovra. Secondo l’osservatorio Milex, «per il 2025 il totale si attesta su 31.295 milioni di euro, con una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (aumento del 7,31%) rispetto alle previsioni per il 2024». Scorrendo i decreti inviati alle commissioni (solo 3 dei quali ancora non approvati) è possibile farsi un’idea di cosa l’Italia sta comprando e per prepararsi a cosa.
La Marina militare e Nave Trieste
Partiamo dalla Marina. Nave Trieste, la più grande portaerei di sempre, la cui inaugurazione completa è prevista per questo mese nel porto di Livorno e che sarà poi spostata per un primo periodo a La Spezia, ha già bisogno di un ammodernamento. Secondo quanto riportato dal documenti inviato alle commissioni competenti, con 172 milioni di euro da qui al 2034 sarà dotata dell’adeguamento agli standard Jsf, quelli necessari per ospitare gli F-35. Di questi soldi, 50 milioni sono già a bilancio, gli altri da reperire nel corso dei prossimi anni. Sempre collegato all’attività della Marina è un programma per nuovi radar costieri, del costo di 240 milioni da quest’anno fino al 2035, di cui 32 già finanziati, il progetto è affidato a Leonardo.
Artiglieria terrestre, esercito: quanti soldi quante munizioni
Buona parte delle spese destinate all’acquisto di nuove armi si concentra sulle forze di terra, fin dall’inizio della legislatura al centro dei progetti di Crosetto. L’obice semovente PzH2000 dell’Esercito, cioè il classico carro armato Panzer ben presente nella memoria di tutti, sarà rimodernato: l’Italia ne aveva ordinati 70 agli inizi degli anni 2000, prodotti dall’Italiana Oto Melara, almeno sei sono stati donati all’Ucraina. La spesa prevista è di 266 milioni di euro da qui al 2032, di cui 60 milioni stanziati, e sarà totalmente affidata ad aziende medio piccole in Italia.
Poi c’è l’acquisto di nuovi obici semoventi, capaci di sparare missili a 40 chilometri di distanza, un’idea già messa in programmazione nel 2024 ma che diventerà operativa nel 2025 e durerà dieci anni. Il programma di acquisto degli Rch 155 di produzione tedesca è pensato per l’avvio nel 2025 e durata complessiva ipotizzata di 10 anni (2025-2034). Come l’anno scorso, la spesa complessiva è stimata in 1 miliardo e 810 milioni di euro, di cui 220 milioni già stanziati e tra quelli autunnali è probabilmente il programma più costoso. Poi c’è l’acquisto di razzi a lunghissima gittata, «anche superiore a 150 chilometri», dalla Lockheed Martin, per 802,3 milioni di euro, tra il 2025 e il 2031, di cui 418 già stanziati. Munizioni a lunghissima gittata Vulcano, prodotte da Leonardo assieme alla tedesca Diehl (per i puntatori laser): 162 milioni di euro, di cui 80 stanziati, da spendere dall’anno prossimo al 2032. Ad aziende nazionali, ma senza ulteriori specifiche, sono affidati i proiettili anti mortaio, per i quali è previsto un investimento di 400 milioni di euro, di cui 80 già finanziati, dal 2025 al 2034.
I rapporti con i produttori israeliani
Quello che invece ha, in proporzione, più soldi già stanziati, è quello affidato all’israeliana Rafael. Si tratta di un sistema anti carro a lungo raggio, operato da un equipaggio di 3 unità, con munizioni di 227 millimetri che “monitorano e colpiscono” bersagli fino a 90 chilometri di distanza, si legge nella relazione tecnica. I missili si chiamano
Spike-H. Dei 342 milioni di euro previsti come spesa, 270 sono già stanziati, in totale l’Italia comprerà 890 di questi razzi. Ha molto agitato in particolare il Movimento 5 stelle l’accordo con un’altra azienda produttrice israeliana, la Elbit System di Haifa, «la stessa che produce i micidiali droni Hermes usati nei bombardamenti su Gaza”, hanno detto Marco Pellegrini e Bruno Marton. A loro è stata affidata la realizzazione del centro simulazione volo per elicotteri destinati ad Esercito, Marina e Aeronautica. Il centro di simulazione volo si troverà a Viterbo, ma ci sarà un “segmento” per la Marina anche a Luni, vicino La Spezia, dove già esiste un centro di addestramento al volo sul mare. Il progetto costa 49 milioni e sono già stati tutti finanziati.
Gli investimenti sui prototipi o “coperti”
Molti progetti di cui si è già parlato in commissione Difesa non riportano l’azienda coinvolta per la produzione, in alcuni casi perché si lavora ancora su prototipi. In via di sostituzione è tutto il parco “controcarri a corta gittata”, attualmente composto dai “Panzerfaust 3” e “Folgore”, che sono poi quelli che l’esercito italiano ha portato ovunque nelle missioni all’estero, “destinati alla neutralizzazione di mezzi corazzati, di postazioni fortificate ed alla difesa vicina”. La spesa prevista è di 426 milioni di euro, di cui 127 già stanziati e 50 già spesi, anche se il produttore non è citato nella scheda tecnica. Ancora da sviluppare, per ora siamo al prototipo, è il programma anti droni destinato alla Marina militare, per il quale è previsto un investimento di 194 milioni di euro di cui 80 già finanziati, è partito nel 2024 e andrà concluso nel 2035. In fase di sviluppo è anche l’investimento sugli armamenti per la cosiddetta “kill chain”: obici leggeri, mortai a canna rigata e droni esplosivi. Questi ultimi, ma la relazione non lo specifica, potrebbero essere gli Hero-30 dell’israeliana UVision: spesa complessiva prevista 206 milioni di euro di cui 76 già finanziati. Siamo al prototipo anche per il programma di costruzione di Mbt, ovvero carriarmati, «compatibili con i criteri logistici e operativi in ambito Nato». Il riferimento è probabilmente all’accordo sui super carri armati tedeschi che l’Italia intende comprare e che era già stato annunciato un anno fa. La spesa prevista è di 8 miliardi e 246 milioni, ma il partner non è ancora stato individuato. Fase progettuale anche per i simulatori per la Marina, che costeranno 120 milioni di cui 112 già stanziati, da spendere tra i 2024 e il 2036. E non c’è ancora un partner per i droni da affidare alle Forze dell’ordine: 290 milioni di cui 143 già stanziati, tra il 2025 e il 2032.
Le Frecce tricolori
Nuovi aerei di addestramento per affiancare le Frecce tricolori che, dice il documento tecnico, potrebbero essere sostituite in futuro. Per ora si parla solo della fase preparatoria, per le Frecce ma anche per l’uso di aerei fighters in contesti di guerra: Durata: 2024- 2038. Spesa: 1.636 milioni di euro, di cui solo 63 al momento già stanziati. Ma se quest’ultimo investimento è centrato sulla simulazione, la grande spesa dedicata ad armi di terra e munizioni lascia pensare ad un accumulo di armi anche alla luce dei tanti conflitti alle porte dell’Europa.