Al Bano: «Con Trump finisce la guerra di Putin. E io farò un concerto nel Donbass»
Il cantante Al Bano dice che ha ragione Donald Trump. Anche se «ognuno di noi ha cose da farsi perdonare». È vero, ha incitato all’assalto a Capitol Hill. «Ma non è nulla in confronto di ciò che ci dà con l’altra mano», risponde oggi in un’intervista al Fatto Quotidiano. Perché «io voto la pace e non penso a nient’altro. Con Trump finisce la guerra, è chiaro?», sostiene nel colloquio con Antonello Caporale. Lui, che per cinque volte ha stretto la mano a Putin, ha «un sogno e una speranza». E vorrebbe un grande concerto nel Donbass: «È sempre stato russo, diciamocelo. E l’Ucraina è un lascito di Mosca, una regalìa».
Il concerto nel Donbass
Secondo Al Bano «la storia non bara, la verità è questa». Anche se Trump non prenderà il posto nel suo cuore, che riserva a Berlusconi, da cui riceveva ogni giorno un telegramma al tempo della scomparsa di Ylenia: «Ero negli Usa impegnato nelle ricerche e lui mi comunicava la propria disponibilità ad aiutarmi. Mi inseguivano le sue telefonate al punto da farmi interrogare su quel suo estremo interesse. Poi ho capito la dimensione della sua generosità. E naturalmente ho sempre votato Berlusconi». Fino a quando non ha votato Giorgia Meloni. Anche se oggi ha scucito un sacco di soldi per “colpa” dell’Agenzia delle Entrate. E ce l’ha con chi lo invita a lasciare il canto: Mi vorrebbero in pensione, lo so. Ma ho la passione che mantiene alto il mio desiderio. La voglia è intatta, la voce è ferma».
Un concerto per la pace nel Donbass
Secondo Al Bano «è troppo, troppo, troppo forte il piacere di continuare e finché avrò benzina nessuno mi potrà far ricredere». Per il concerto per la pace in Donbass è pronto: «Mi piacerebbe, lo dico per davvero». Mentre soldi in banca ne ha pochi: «Tutti nell’impresa agricola, nella mia vita parallela e fortunata di agricoltore».