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La morte di Lia Ferrarini e il giallo sulla caduta dal trattore: chi era la giovane erede dell’impero dei salumi

11 Novembre 2024 - 12:18 Ugo Milano
lia ferrarini morte trattore dinastia salumi
lia ferrarini morte trattore dinastia salumi
Al vaglio della Procura ci sono varie ipotesi riguardo all'incidente avvenuto venerdì. Il ricordo dei dipendenti: «Era una di noi»

La caduta dal trattore, il duro colpo che causa un trauma cranico e il decesso. Se n’è andata così Lia Ferrarini, la più giovane dei cinque eredi di Lauro, fondatore della dinastia alimentare emiliana. La 56enne è stata trovata senza vita accanto a un macchinario agricolo nel cortile della tenuta di Botteghe di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, lo scorso venerdì 8 novembre. La dinamica dell’incidente è ancora tutta da chiarire, anche perché nessuno era presente quando si è consumata la tragedia. Nelle prossime ore è attesa l’autopsia.

Chi era Lia Ferrarini

«Se n’è andata facendo quello che più amava. Questa era la sua vita». Questo il ricordo accorato dei suoi dipendenti. I diversi racconti contribuiscono a dipingere l’immagine di una donna riservata, che amava follemente il suo lavoro. Lia Ferrarini non era come Luca, Lucio, Licia e Lisa, i quattro fratelli maggiori. La parte imprenditoriale non la toccava: «Era una di noi», dicono i lavoratori. «Conosceva ciascuno degli operai, trattava tutti allo stesso modo». La 56enne era innamorata dell’agricoltura, della campagna e degli animali. Anche per questo aveva lasciato la parte “di ufficio” ai fratelli e si era sempre «spaccata la schiena» nelle diverse aziende agricole dell’impero Ferrarini. Non solo salumi, ma anche aceto e Parmigiano Reggiano, dando lavoro a oltre 600 persone. Il padre, Lauro, aveva iniziato nel 1956 la produzione industriale di prosciutto cotto. Il marchio si era poi affermato a livello mondiale fino a ottenere quest’anno il Marchio storico di interesse nazionale.

Comparire in pubblico non era nelle sue corde. Una delle ultime volte risale addirittura a oltre dieci anni fa, per ritirare un premio per l’aceto balsamico tradizionale. Forse anche per questo gli allevatori la sentivano molto vicina a loro: «Era una persona molto alla mano, sempre cordiale». Poco prima della morte, Lia Ferrarini stava chiacchierando giovialmente con i suoi dipendenti, come faceva sempre prima di rimettersi al lavoro. Per lei stanno già raccogliendo fondi da donare in suo nome a un’associazione.

Le ipotesi sulla morte, l’autopsia e l’incredulità dei familiari di Lia Ferrarini

Le cause del decesso sono ancora sotto investigazione. Lo scorso venerdì un inserviente ha trovato il cadavere nel cortile di cemento a poca distanza da un macchinario per l’accudimento degli animali da stalla. Al vaglio della procura e del pm Dario Chiari ci sono al momento due opzioni. La donna potrebbe essere scivolata dal mezzo agricolo, battendo fatalmente a terra la testa. Oppure potrebbe essere rimasta impigliata nel mezzo e trascinata, anche se il macchinario è stato ritrovato con il motore spento. Probabile che a chiarire la dinamica sarà l’autopsia, ordinata per i prossimi giorni presso l’istituto di medicina legale di Modena.

I familiari ancora faticano a credere a quanto accaduto: «Quel trattorino va a due all’ora». Secondo il loro racconto, la 56enne potrebbe aver attaccato gli animali da stalla al macchinario per addestrarli a camminare lentamente: di lì a poche settimane si sarebbe tenuta una fiera. «È una fatalità, è successo l’impensabile».

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