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L’audizione di Raffaele Fitto al Parlamento Ue: «Non sono qui a rappresentare un partito. Il Next Generation Eu? Oggi voterei a favore» – Il video

12 Novembre 2024 - 12:12 Gianluca Brambilla
Oggi a Bruxelles è il giorno dell'audizione del ministro italiano, la cui nomina ha creato qualche mal di pancia a Verdi, Socialisti e Liberali

Da Bruxelles – L’inglese di Raffaele Fitto sarà pure un po’ arrugginito, ma nel suo discorso le parole “magiche” ci sono tutte: «rilancio della competitività», investimenti strategici per la difesa, mantenimento degli obiettivi per il clima. Per il ministro italiano, proposto da Giorgia Meloni per andare a far parte della nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen, è arrivato il momento della prova del nove. Oggi, martedì 12 novembre, è il giorno delle audizioni dei sei candidati alla vicepresidenza della Commissione Ue. Tre su tutti: il francese Stéphane Séjourné, la spagnola Teresa Ribera e, appunto, Fitto. Tutti gli occhi a Bruxelles sono puntati proprio sul commissario-designato italiano, la cui nomina ha creato non pochi mal di pancia a Liberali, Verdi e Socialisti, che pure fanno parte della maggioranza.

«Qui non rappresento un partito politico»

«Cinque anni fa ero seduto tra di voi. È un onore per me essere qui oggi come commissario designato. Sono pronto a mettere tutta la mia esperienza al servizio della Commissione europea», ha esordito Fitto nei suoi quindici minuti di intervento introduttivo. Ma le polemiche sulla sua nomina – o meglio: sul fatto che un esponente dei Conservatori e Riformisti possa diventare vicepresidente esecutivo – ci sono. E quindi, tanto vale non nascondersi dietro a un dito. «Voglio essere chiaro: non sono qui per rappresentare un partito politico o uno Stato membro. Sono qui per affermare il mio impegno per l’Europa», scandisce Fitto prima ancora di confrontarsi con la raffica di domande degli eurodeputati della commissione Regi, quella che si occupa di Sviluppo regionale.

Il botta e risposta con gli eurodeputati

Concluso l’intervento introduttivo, si passa all’audizione vera e propria. Per rispondere alle domande, Fitto abbandona l’inglese e si affida all’italiano. Il primo banco di prova vero e proprio arriva dai banchi dei Socialisti, che gli chiedono se intende aumentare i fondi per le politiche di coesione a partire dal 2027, una questione su cui sovranisti e destre si sono spesso espressi a sfavore. Fitto non ha alcuna esitazione e risponde in modo netto: «Sì, non ho alcuna difficoltà a prendere questo impegno nel futuro bilancio dell’Unione europea».

I Verdi incalzano sul Green Deal

Non è altrettanto convincente la risposta a Vladimir Prebilic, esponente sloveno dei Verdi, che lo punzecchia sulle risposte scritte fornite al Parlamento europeo, in cui Fitto ricorda la sua militanza nella Democrazia Cristiana ma non cita mai esplicitamente Fratelli d’Italia. «Nella mia lunga attività, le esperienze sono state diverse. Avrei riempito diverse pagine per elencarle tutte», prova a giustificarsi il ministro del governo Meloni. E cosa ne pensa invece il commissario proposto dall’Italia delle politiche climatiche europee? «Condivido le linee guida della presidente von der Leyen. La rigidità non ci porta da nessuna parte, serve flessibilità», risponde Fitto. E per quanto riguarda il suo giudizio sui provvedimenti del Green Deal già approvati in questi anni, il ministro italiano glissa: «Sulle scelte approvate fino ad oggi è inutile spendere parole. Io sono qui per dimostrare affidabilità sugli impegni europei».

«Il Next Generation Eu? Oggi voterei a favore»

A incalzare Fitto è anche Valentina Palmisano, eurodeputata del M5s, che chiede all’aspirante commissario di fare autocritica sul suo operato di ministro: «Il Pnrr era un’occasione per affrontare questi problemi ma metà delle opere non è ancora avviata. Da commissario, come valuterebbe il ministro che ha gestito così il Pnrr?». Fitto qui non ha alcuna esitazione e risponde senza troppa difficoltà: «Ho ascoltato tutte le audizioni in questi giorni. Dombrovskis ha detto che il Pnrr italiano sta procedendo in modo assolutamente positivo». I problemi sorgono con la seconda parte della domanda di Palmisano, che chiede conto a Fitto dell’astensione di Fratelli d’Italia quando in Europa si votò per approvare il Next Generation EU. «Sì, in quell’occasione ci siamo astenuti. Ma se dovessi votare domattina, sarebbe un voto favorevole», risponde il ministro italiano.

La risposta a Verdi e Sinistra: «Vi sembro un fascista?»

Gli scambi più accesi dell’audizione sono quelli con gli eurodeputati dei Verdi e della Sinistra. «Se le sembro un fascista, faccia lei…», ha sbottato a un certo punto Fitto rispondendo all’intervento molto polemico di un’eurodeputata spagnola. L’aspirante commissario ha evitato poi accuratamente di rispondere a domande relative ad azioni del governo italiano, di cui pure fa parte, ma che non competono direttamente al suo ministero. Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace e ora europarlamentare per The Left, ha provato a incalzare Fitto sulla gestione dei flussi migratori da parte del governo italiano. Un tema che Fitto ha accuratamente cercato di schivare: «Non parlo di nessun tema di carattere nazionale. Ho molto rispetto del ruolo istituzionale. Il tema che lei ha posto, sul diritto di restare nelle aree interne, è molto importante e mi impegno ad affrontarlo».

Il voto sui vicepresidenti rimandato a domani

Alla vigilia dell’audizione dei vicepresidenti designati, ancora volavano stracci tra i gruppi che sostengono l’esecutivo europeo di Ursula von der Leyen. Il timore è che un veto del centrosinistra su Fitto possa innescare un effetto domino, con i Popolari che potrebbero vendicarsi bocciando le nomine del liberale Séjourné o della socialista Ribera. Ed è proprio per evitare uno scossone politico di questa portata che il voto di tutti e sei i vicepresidenti-desginati (ad eccezione dell’estone Kaja Kallas) si terrà probabilmente solo all’indomani delle audizioni. L’ipotesi a cui lavorano i partiti della «maggioranza Ursula» prevede di congelare, posticipare e unificare il voto sugli ultimi sei candidati commissari, così da evitare sgambetti reciproci. Finora tutti i candidati hanno superato le audizioni, ad eccezione dell’ungherese Olivér Várhelyi, considerato molto vicino a Viktor Orbán, messo in difficoltà a causa delle sue posizioni estremiste su aborto e vaccini.

Video di copertina: TotalEu

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