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Scontri a Bologna: la Digos chiede alla Rai (solo) le immagini degli antagonisti di sinistra. A decidere saranno gli avvocati di viale Mazzini

12 Novembre 2024 - 17:33 Felice Florio
Il direttore della sede Rai in Emilia-Romagna a Open: «Cdr contrario, ho deciso di girare tutto all'ufficio legale». Alta tensione tra governo e Lepore, le minacce al primo cittadino sulle pareti di un circolo Pd

Della gestione delle manifestazioni di sabato 9 novembre, a Bologna, e degli scontri sfiorati tra militanti di Casapound e antagonisti di sinistra, si discuterà a lungo. Anche perché la polemica politica non si placa, con Giorgia Meloni che accusa il sindaco Matteo Lepore di avere «una doppia faccia» e il primo cittadino che continua a interrogare il governo: «Perché è stato permesso che 300 persone con le svastiche al collo e, ribadisco, la camicia nera, sventolassero le loro bandiere marciando al passo dell’oca a pochi passi dalla stazione?». Per di più, questa mattina e a tre giorni di distanza dagli scontri, sulla parete di un circolo bolognese del Partito democratico è apparsa una minaccia di morte al primo cittadino: «Lepore crepa». La Digos del capoluogo sta portando avanti le proprie indagini: sia tra i manifestanti sia tra gli agenti si sono verificati diversi ferimenti. Per lo scopo, gli uomini della questura hanno chiesto aiuto alla Rai. Nello specifico, alla redazione del Tgr Emilia-Romagna è arrivata una richiesta di condividere le riprese di quella giornata. Non tutte, soltanto quelle riguardanti «la protesta dei movimenti antagonisti locali», che erano scesi in strada per contestare la manifestazione organizzata dall’estrema destra.

Nessuna immagine è stata (ancora) fornita alla polizia

La domanda di acquisizione del girato è arrivata tramite pec alla redazione la mattina di ieri, 11 novembre. Oggi Repubblica ha scritto che, la sede Rai di Bologna ha «obbedito subito» e inoltrato le immagini alla Digos. In realtà, apprende Open da Stefano Tura, direttore della sede Rai dell’Emilia-Romagna, i filmati non sono stati ancora forniti agli agenti. «La storia è molto semplice: a noi è arrivata una pec dalla Digos della questura di Bologna, nell’oggetto era indicata la manifestazione di protesta dei movimenti antagonisti locali, avvenuta durante la manifestazione della Rete dei patrioti». Dopo aver ricevuto la richiesta di acquisizione del filmato, «da fornire su supporto magnetico», sono stati ascoltati la redazione, il cdr, cioè il sindacato interno, e l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. Di fronte alle perplessità, il direttore ha deciso di non procedere all’invio del materiale alla polizia giudiziaria: ha circoscritto le immagini inerenti alla richiesta e le ha trasmesse all’ufficio affari legali di viale Mazzini. «Sono a disposizione dell’ufficio competente che deciderà come disporne, dando o meno il nulla osta al trasferimento alla questura».

Macheda, Usigrai: «I giornalisti non devono essere propaggini della polizia»

Una procedura, sostiene Tura, che avviene regolarmente. Così come è «da prassi che sia la polizia giudiziaria a svolgere i primi riscontri investigativi. Se i fatti si dimostrano, poi, penalmente rilevanti, coinvolge la procura che apre un fascicolo. Altrimenti, se la procura dovesse svolgere ogni tipo di accertamento iniziale, sarebbe costretta ad aprire un fascicolo per ogni cosa». La Rai di Bologna ha lasciato che fosse l’ufficio legale centrale a tenersi in contatto con la questura. Decideranno gli avvocati di viale Mazzini se «trasmettere tutte le immagini, parte di esse o nessuna». Di parere contrario è il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda. Contattato da Open, il sindacalista afferma: «Siamo contrari alle acquisizioni, salvo che non siano fatte dall’autorità giudiziaria. È una grave lesione dei diritti dei giornalisti: noi non siamo propaggini degli organi di polizia». Macheda paventa che nelle riprese ci possano essere elementi riguardanti l’attività giornalistica, ad esempio delle fonti, e va tutelato il lavoro dei cronisti. Inoltre, aggiunge, «dobbiamo evitare a tutti i costi di essere assimilati a qualsiasi autorità di polizia». Il segretario dell’Usigrai ci tiene ad esprimere la propria solidarietà alla redazione di Bologna e conclude: «Ciò è accaduto è sbagliato, ne va della nostra libertà, della nostra autonomia. Lo dico per noi giornalisti, per i cittadini e per la qualità democrazia. Gli operatori della polizia erano presenti alla manifestazione e hanno acquisito le proprie immagini: utilizzino quelle».

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