Femminicidio Giulia Tramontano, la sorella contro la difesa di Impagnatiello: «Offensiva e inumana»
«Per i familiari di Giulia presenti in aula ieri (11 novembre, ndr), assistere al processo per il suo omicidio è stato come vederla morire una seconda volta». Chiara Tramontano, sorella della 29enne incinta di sette mesi uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello il 27 maggio 2023, denuncia sui social il linguaggio utilizzato dalla difesa dell’ex barman 31enne che rischia l’ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno. «Le parole della difesa sono risuonate offensive e insensibili, definendo l’atroce atto compiuto dall’assassino come un “grave gesto” – come se si trattasse di un banale errore, una marachella, e non di un crimine efferato» è l’accusa lanciata su Instagram contro le legali Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. Le avvocate, nell’udienza di ieri 11 novembre, hanno insistito sull’assenza di premeditazione nel femminicidio compiuto da Impagnatiello.
La denuncia di Chiara Tramontano
«La difesa ha affermato che, se l’assassino fosse stato un “vero stratega”, avrebbe “buttato il corpo” di Giulia, come se si stesse parlando di immondizia, senza alcun rispetto per il valore di una vita umana. Parole che offendono non solo la memoria della vittima, ma anche chi rimane», sostiene Chiara Tramontano sul suo profilo personale Instagram. E continua: «Invece di affrontare la realtà di un crimine tanto crudele, è stato chiesto di far cadere molteplici aggravanti, come se potessero essere ignorate. Con una raccapricciante lettura di messaggi inviati dall’assassino alla sua vittima dopo averla uccisa, siamo stati invitati ad apprezzare uno sipario di senso di colpa e richiesta di perdono. Una ridicola sceneggiatura». Sotto esame della sorella della vittima l’intero impianto difensivo delle legali Geradini e Barbaglia. Un linguaggio, dichiara Chiara Tramontano, che «rappresenta, forse, anche chi difende il colpevole», è la sua accusa. Sotto attacco anche la richiesta di una “giusta pena” da parte della difesa: «Esiste davvero una pena adeguata per chi, con tale brutalità, priva una persona della sua vita e una famiglia della propria pace?», si chiede già sapendo la risposta. Poi conclude: «Ogni parola spesa per un tale assassinio diventa miserabile e ripugnante come lo stesso».
La tesi della difesa: «Non c’è premeditazione»
«Non c’è prova di una progettualità», è la tesi della difesa. Obiettivo delle avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia è quello di non far passare la linea della Procura che sostiene la premeditazione da parte di Impagnatiello del delitto del 27 maggio 2023. Una circostanza non di poco conto dato che anche su questa l’imputato si gioca l’ergastolo. L’ex barman non avrebbe provato a uccidere per mesi la compagna, ma «sperava di provocare un aborto spontaneo». Per la difesa sarebbe stata la «rabbia» legata alla scoperta del tradimento e all’accordo tra Giulia e la collega di lavoro a guidare le azioni di Impagnatiello, escludendo un qualsiasi piano preciso. Il femminicidio è stato accompagnato da una «condotta grossolana» e «una serie di errori commessi come se volesse farsi scoprire schiacciato dal senso di colpa», prove, per la difesa, dell’assenza di premeditazione.