Lamezia Terme, arrestato l’aggressore del primario dell’ospedale: le dimissioni della parente, gli insulti, i colpi col manganello
È stato arresto dalla polizia Carlo Sacco, 28enne di Lamezia Terme, per l’aggressione dell’11 novembre al primario del Pronto soccorso nel Catanzarese. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, avrebbe colpito il medico Rosario Procopio con un manganello alla schiena dopo un diverbio: non voleva che la parente fosse dimessa. È accusato di lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere. L’arresto è avvenuto in flagranza differita, in base alle nuove norme contro il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario. Sacco si trova nella camera di sicurezza del Commissariato in attesa della convalida da parte dell’autorità giudiziaria.
L’aggressione
Secondo quanto è stato ricostruito finora, l’aggressione si sarebbe consumata intorno alle 21 al pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme. Procopio era uscito dal suo studio per spiegare ai familiari di una degente che la donna doveva essere dimessa dal Reparto di Osservazione breve intensiva. Per il medico, la paziente poteva rientrare a casa seguendo la terapia prescritta dai sanitari. A questo punto uno dei tre parenti della degente avrebbe iniziato a inveire contro Procopio e, nel momento in cui il primario era girato di spalle, l’avrebbe poi colpito con un manganello che portava nascosto sotto il giubbotto. L’uomo non voleva che la donna fosse dimessa. Le indagini del Commissariato della Polizia di Lamezia Terme hanno poi portato all’arresto di Carlo Sacco.
Il primario: «Ci vorrebbero le forze dell’ordine in ospedale»
«Ci vorrebbe un posto fisso delle forze dell’ordine in ospedale per gestire queste problematiche, il lavoro delle guardie giurate, per quanto prezioso, non basta più», dichiara il primario Procopio all’Adnkronos. Che si lascia anche andare a uno sfogo: «È assurdo che un medico non riesca a lavorare con la tranquillità di poter dimettere una paziente. Sono stato aggredito per questa mia decisione perché, in base alle mie valutazioni, non sussistevano più le condizioni per tenere questa persona ricoverata e avevo pensato di liberare un posto in reparto per qualcun altro». La reazione dell’uomo sarebbe stata «premeditata» perché «già ieri al telefono li avevo avvisati di venire a prenderla. Solo per poco non mi hanno colpito in testa», ribadisce Procopio.
La condanna di Occhiuto
«L’ennesimo episodio violento nei confronti del personale sanitario desta grande allarme e richiama l’urgenza di attivare ogni misura necessaria per tutelare i nostri medici e i nostri infermieri», è la condanna del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.